Giulio Andreotti nella bufera "Ambrosoli se l'è cercata"
Venerdì 10 Settembre 2010 08:28


IL CASO

Giulio Andreotti nella bufera
"Ambrosoli se l'è cercata"

Il commento suscita l'indignatazione del figlio del liquidatore dell'impero di Sindona ucciso nel 1979. "Andreotti coerente con la sua storia". Veltroni: "Senza futuro il passato ritorna". Orlando: "Insulto alla legalità". Alfano: "Ritirargli il vitalizio". Granata: "Lima se l'andava a cercare". Andreotti si difende in una nota: "Fraintesa frase in romanesco"

andreotti

 

ROMA - "Se l'andava cercando". Per questo commento su Giorgio Ambrosoli, il liquidatore della banca privata italiana di Michele Sindona assassinato nel 1979, il senatore a vita Giulio Andreotti è nella bufera. Ha parlato di Ambrosoli e Sindona durante l'intervista a Giovanni Minoli per una puntata di "La storia siamo noi", in onda stasera su Raidue. "Non voglio sostituirmi alla polizia o ai giudici - risponde il senatore a vita alla domanda sul perché Ambrosoli fu ucciso -. Certo è una persona che in termini romaneschi se l'andava cercando". Parole destinate a innescare reazioni dal mondo della politica, soprattutto dal centrosinistra, e dalla famiglia dello stesso Ambrosoli. Il primo commento del figlio, l'avvocato Umberto Ambrosoli, è lapidario: quelle parole "si commentano da sole".

"Sono stato frainteso". Eppure Andreotti si dice sorpreso dall'indignazione suscitata dalle sue affermazioni. "Sono molto dispiaciuto - spiega in una nota - che una mia espressione in gergo romanesco abbia causato un grave fraintendimento sulle mie valutazioni delle tragiche circostanze della morte del dottor Ambrosoli". Con quel "se l'andava cercando", aggiunge Andreotti, "intendevo fare riferimento ai gravi rischi ai quali il dottor Ambrosoli si era consapevolmente esposto con il difficile incarico assunto". Comunicato che segue il lungo elenco di interventi a commento della diffusione della frase del senatore.

Umberto Ambrosoli: "Andreotti coerente". "Andreotti è perfettamente coerente con la propria storia - dice Umberto, figlio minore di Giorgio Ambrosoli -, con il processo di Palermo, con il processo per l'omicidio di mio padre. Ciascuno, con questa frase, potrà arricchire il proprio giudizio su quella storia, su quegli anni e sui suoi protagonisti. Per il resto, è superflua qualsiasi altra considerazione". Sulla figura del padre, l'avvocato Umberto Ambrosoli ha di recente scritto un libro, "Qualunque cosa succeda" (Sironi editore) in cui ai ricordi familiari mischia la vicenda pubblica del funzionario integerrimo nominato liquidatore dell'impero di Sindona, il bancarottiere che lo stesso Andreotti definì, tra l'altro, "salvatore della lira".

"Economia ha imparato qualcosa, non la politica". Alla domanda di cosa è cambiato fra ieri e oggi, l'avvocato Umberto Ambrosoli risponde che "in alcuni contesti, come ad esempio nel settore economico finanziario, si è riusciti a fare tesoro dell'esperienza e a modificare il sistema normativo per evitare il ripetersi di determinate situazioni. Se pensiamo che dalla vicenda della banca italiana, il Banco Ambrosoli e di un'altra banca tedesca, è nato il progetto di una legislazione condivisa a livello internazionale per il settore economico finanziario, in modo particolare per quello bancario con le regole di Basilea 3, ci rendiamo conto come certi settori cerchino di impedire il ripetersi di certe situazioni e di un certo malaffare". E aggiunge. "Il mondo economico finanziario qualcosa ha fatto. Il mondo politico sembra non aver fatto tesoro di quell'esperienza".

Walter Veltroni: "Il passato ritorna". "Per chi volesse partecipare della nostalgia per i 'bei tempi' della prima Repubblica, segnalo l'incredibile dichiarazione di Andreotti secondo il quale Ambrosoli, ucciso da un killer su mandato di Sindona, 'se l'é cercata'. Se non si ha voglia di futuro, il passato ritorna". Così Veltroni in un post su Facebook.

Leoluca Orlando: "Insulto alla legalità". Per Leoluca Orlando, protavoce dell'Italia dei Valori, "l'affermazione del senatore Andreotti su Giorgio Ambrosoli, un vero eroe borghese, appaiono gravissime e sono un insulto al coraggio civile e alla cultura della legalità. Se quanto ha detto fosse confermato, dovrebbe chiedere scusa alla famiglia. In una sola frase ha infangato la memoria del coraggioso Giorgio Ambrosoli, assassinato per la sua onestà, quella di tutti i cittadini onesti e dei servitori dello Stato che hanno perso la vita perché non sono scesi a compromessi".

Fabio Granata: "Lima se l'andava a cercare". "Le parole di Andreotti sono gravissime perché Ambrosoli è stato un eroe - dice il deputato di Fli e vicepresidente dell'antimafia - che non si è fermato davanti alle minacce e alla violenza dell'Italia mafiosa, affarista e piduista. Andreotti se vuole trovare l'esempio vero di chi se 'l'andava cercandò pensi a Salvo Lima e ai suoi rapporti organici e spregiudicati con Cosa Nostra, per rafforzare il potere della corrente andreottiana".

Sonia Alfano: "Ritirare il vitalizio". Per l'europarlamentare e responsabile nazionale del dipartimento Antimafia di IdV, "il presidente Napolitano dovrebbe immediatamente allertare i propri consiglieri giuridici perché individuino gli strumenti per la revoca a Giulio Andreotti del mandato vitalizio di senatore.

Alfredo Mantovano: "Sorprende vicinanza a Sindona". "Giorgio Ambrosoli non se l'è 'andata a cercare'. Ha ricevuto, senza sollecitarlo, un incarico professionale gravoso. Lo ha portato avanti basandosi solo sulla sua competenza e sul suo senso del dovere. Sorprende che 30 anni dopo il presidente Andreotti continui a mostrarsi più vicino a Sindona che all'avvocato Ambrosoli. Il quale, non essendosela 'cercata', certamente non ha 'tirato a campare', ma ha pagato il prezzo più alto". Lo afferma il sottosegretario all'Interno, Alfredo Mantovano.

Giorgio La Malfa: "Inaccettabile". Per Giorgio La Malfa, testimone della stagione rievocata da Andreotti, "la frase pronunciata dal Senatore è assolutamente inaccettabile. Ambrosoli fu fatto assassinare da Michele Sindona perché, come liquidatore della banca di Sindona nominato dalla Banca d'Italia, non accettò di coprirne le malefatte. La cosa drammatica è che in quella vicenda, esponenti investiti di alte responsabilità istituzionali si schierarono a sostegno di Sindona e cercarono in tutti i modi di salvarlo".

Scritto da La Repubblica   
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