Gladio, Piazza Fontana e il generale Maletti 15mo Film Festival -Milano
Lunedì 20 Settembre 2010 10:24

 

Generale Maletti

A Milano Film Festival potrete vedere su grande schermo una delle confessioni più inquietanti della prima, o seconda, repubblica italiana. Parliamo de L’intervista al generale Maletti, girata nel 2009 da Andrea Sceresini, Maria Elena Scandagliato e Nicola Palma, con produzione della MIR milanese di Francesco Virga e Gianfilippo Pedote. L’ottantanovenne ex capo del reparto D (controspionaggio) del Sid, in carica dal 1971 al ’75, processato e condannato per falso ideologico in atto pubblico, accusato più volte di favoreggiamento riguardo le prime stragi neofasciste in Italia, si mostra alla videocamera di Sceresini, Scandagliato e Palma ad inquadratura fissa. E lo fa con un curioso e sinistro sprofondo poltrona, sorta di abisso dal quale riemergono spezzoni, stralci, brandelli di verità storica spesso celata in anni di latitanza sudafricana fatta di mezze confessioni, finte ritrattazioni, omertosi -non ricordo-. Maletti se ne sta lì, quasidistratto, dentro a questo primo piano ad altezza torace con sfondo libreria colorata. Psicologicamente lo spettatore si aspetta il colpo di scena, trascinato dalla finta confidenzialità dell’interrogato.
Imperdibile è la gamma di vocaboli con cui l’ex generale condisce la sua oratoria, a tratti improvvisa luce dal fondo tunnel della memoria, a tratti devastante e buio vuoto d’informazioni: -supponiamo-, -ipotizzo-, -è probabile-, -ho la sensazione-. Ondivaga terminologia a supporto di una confessione completa che non avverrà nel documentario e forse non accadrà mai. Eppure Maletti, non nuovo a rentrée degne delle migliori vedètte (si veda l’intervista a la Repubblica nel 2000), in mezzo ai nebulosi ricordi qualcosa a partire dall’attentato di Piazza Fontana nel dicembre del ’69, la ammette: il coinvolgimento diretto dell’ordinovista Ivano Toniolo (ora sperduto fuggiasco in Angola); il numero degli attentatori (quattro: due dentro la Banca dell’Agricoltura, due fuori); il luogo diprovenienza dell’esplosivo (il tritolo sottratto a qualche "polveriera" di caserma Nato tedesca); l’accondiscendenza del presidente americano Richard Nixon (-A Piazza Fontana gli americani non volevano una strage, ci doveva essere qualche vetro rotto, ma ci fu un errato calcolo dei tempi-); il presidente delle repubblica Saragat e Andreotti sapevano tutto.
Dei venticinque minuti di Sceresini, Scandagliato, Di Palma oggi non vale più l’esclusività del dato (c’è anche un dvd: Piazza Fontana, noi sapevamo), ma la possibilità di una visione su grande schermo, pratica deritualizzata dalla tv e dal web, che in un’intervista in primo piano fisso torna ad assumere valore simbolico assoluto: amplificazione di uno spazio abissale, esplorazione totalizzante di una sovranità nazionale limitata, esposizione allargata sette-otto metri per due del "Cinema public, bigger than life", di Parco Sempione.
Sempre in tema, e sempre a produzione MIR, prima del faccione di Maletti, il documentarioGladio - L’esercito segreto della Nato, diretto dall’altoatesino Andread Pichler. Excursus storico-politico che allarga i confini geografici e di comprensione della rete paramilitare anticonvenzionale stay-behind in Germania e Belgio (in Italia fu Gladio) nel post 1945: da ordinaria difesa dell’invasione sovietica a "strategia della tensione" contro le sinistre europee, con relativo corollario di vittime innocenti.

Scritto da Davide Turrini

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