Bella ciao è un canto popolare italiano ottocentesco,diventato celeberrimo durante la Resistenza.
Sabato 13 Novembre 2010 15:55

 

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Oggi è molto diffusa tra i movimenti di Resistenza in tutto il mondo, dove è stata portata da militanti italiani. Ad esempio è cantata da molte comunità zapatiste in Chiapas, naturalmente eseguita in lingua spagnola,araba. A Cuba è cantata nei campeggi dei Pionieri, mettendo la parola "guerrillero" al posto della parola "partigiano". È conosciuta anche in Cina,Iran,Siria,Chumbawamba,Tuchia...

E' stata scritta tante volte: già nel 1919 il ritornello della canzone era suonato e inciso a New York. "Come poi sia arrivato in Italia, non è dato sapere.

Si racconta che è un pezzo basato su una canzone yiddish il cui titolo completo è "the little bag of coal", la piccola borsa di carbone".

"La Maxwell Street Klezmer Band di Harvard Terrace, negli Stati Uniti, ha in repertorio "Koylin" la melodia... E' proprio la Koilen di Mishka Tsiganoff. Maresta un dubbio. Come può uno che si chiama Tsiganoff (tzigano) essere ebreo? La risposta arriva da Ernie Gruner, un australiano capobanda Klezmer: Mishka Tsiganoff era un "Cristian gypsy accordionist", un fisarmonicista zingaro cristiano, nato a Odessa, che aprì un ristorante a New York: parlava correttamente l'yiddish e lavorava come musicista klezmer". Del resto, la storia di Bella ciao è sempre stata travagliata. La canzone diventa inno "ufficiale" della Resistenza solo vent'anni dopo la fine della guerra.

"Prima del '45 la cantavano solo alcuni gruppi di partigiani nel modenese e attorno a Bologna. La canzone più amata dai partigiani era "Fischia il vento". Ma era troppo "comunista". Innanzitutto era innestata sull'aria di una canzonetta sovietica del 1938, dedicata alla bella Katiuscia. E le parole non si prestavano ad equivoci. "Fischia il vento / infuria la bufera /scarpe rotte e pur bisogna andar / a conquistare la rossa primavera / dove sorge il sol dell'avvenir". Questa "vittoria" di Bella ciao è stata studiata bene da Cesare Bermani, autore di uno scritto pionieristico sul canto sociale in Italia, che ha parlato di "invenzione di una tradizione". E poi, a consacrare il tutto, è arrivata Giovanna Daffini".

La "voce delle mondine", a Gualtieri di Reggio Emilia nel 1962 davanti al microfono di Gianni Bosio e Roberto Leydi aveva cantato una versione di Bella Ciao nella quale non si parlava di invasori e di partigiani, ma di una giornata di lavoro delle mondine. Aveva detto che l'aveva imparata nelle risaie di Vercelli e Novara, dove era mondariso prima della seconda guerra mondiale. "Alla mattina, appena alzate / o bella ciao, bella ciao, ciao, ciao / alla mattina, appena alzate / là giù in risaia ci tocca andar". "Ai ricercatori non parve vero - dice il professor Granozzi - di avere trovato l'anello di congiunzione fra un inno di lotta, espressione delle coscienza antifascista, e un precedente canto del lavoro proveniente dal mondo contadino.

A questo punto la vicenda delle origini della canzone si è fatta troppo ingarbugliata e non vale più la pena di seguirla in dettaglio. Cosa se ne impara?

Fino a quando ci sarà ricordo dei "ribelli per amore", si alzeranno le note di Bella Ciao, diventato inno quando già da anni i partigiani avevano consegnato le armi.

Si può capire che in Italia, pur in presenza di un movimento partigiano tra i più estesi d'Europa, e che ha prodotto canzoni bellissime perché le canzoni sono sempre compagne delle lotte popolari, è stato particolarmente difficile avere un unico "inno" della Resistenza antinazista e antifascista. In Italia, patria del fascismo, fu difficile sintetizzare in una sola canzone un momento storico che racchiudeva in sé una guerra di liberazione, ma anche una guerra civile e una guerra di classe.

Perciò poco importa se l'origine di "Bella ciao" è così controversa. Essa rimane la canzone più unitaria della nostra Resistenza e oltretutto si è conquistata unanotorietà internazionale, al punto che chiunque la canticchia in una qualsiasi lingua e in qualunque parte del mondo ti sorridono riconoscendoti per italiano.

Il tono allegro del primo verso - "stamattina mi sono alzato" - continua a riempirmi di orgoglio. Sono infatti convinto che allora, tanti anni fa, ci rialzammo in piedi con dignità e con coraggio. Pullo M. Rosaria

Scritto da Pullo M. Rosaria   
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