No alla libertà immediata per Battisti
Sabato 08 Gennaio 2011 07:43

Battisti

rimarrà in carcere almeno fino a febbraio

Il presidente del Supremo tribunale federale brasiliano ha respinto la richiesta dei legali dell'ex terrorista rosso. L'avvocato Barroso: "Una specie di colpo di stato". L'ex giudice Francisco Rezek: "All'Aja vincerebbe l'Italia. Non rispettato il trattato di estradizione"

No alla libertà immediata per Battisti rimarrà in carcere almeno fino a febbraio

BRASILIA - Il presidente del Supremo tribunale federale brasiliano, Cezar Peluso, ha respinto oggi la richiesta di libertà immediata per Cesare Battisti, presentata dai legali dell'ex terrorista rosso. Nel dare la notizia Globo.com precisa che Peluso ha rimandato il relativo dossier al relatore del caso, Gilmar Mendes. Il sito assicura poi che, a causa delle ferie di magistratura e uffici giudiziari, Mendes riprenderà il lavoro a febbraio e, quindi, fino al mese prossimo Battisti resterà in carcere.

Per il legale dell'ex membro dei Proletari armati per il comunismo, Luis Roberto Barroso, la decisione "individuale" di Peluso è "una specie di colpo di stato". La misura decisa "dall'eminente presidente" dell'Alta Corte viola le decisioni dell'ex presidente Lula, che lo scorso 31 dicembre ha detto 'no' all'estradizione in Italia, "e il principio della separazione dei poteri in uno Stato democratico di diritto", afferma l'avvocato in una nota.

Sempre oggi, il diffusissimo quotidiano brasiliano, la Folha de S. Paulo, che ha consultato a riguardo alcuni dei principali giuristi del Paese, scrive che il Brasile non ha rispettato il trattato di estradizione e quindi il tribunale internazionale dell'Aja darebbe "sicuramente" ragione all'Italia.

Francisco Rezek, ex ministro degli Esteri del governo Collor de Mello, ex giudice del Supremo Tribunal Federal e ex membro del Tribunale dell'Aja dal 1997 al 2006, non ha dubbi: "La condanna del Brasile

per non aver rispettato il trattato di estradizione in vigore è sicura, ma si spera ancora che il Stf ripari l'errore commesso dall'ex presidente Lula - ha detto Rezek al quotidiano di San Paolo - Non è che una decisione della Corte internazionale sia vincolante e obbligatoria, ma è talmente assurda l'ipotesi di non rispettare una decisione dell'Aja che non riesco nemmeno a pensarlo. Non è mai successo".

"È impensabile che il governo brasiliano non si adegui alla decisione internazionale - aggiunge a sua volta Maristela Basso, docente di diritto internazionale dell'Università di San Paolo - Tanto più il Brasile, che intende assumere una posizione di leader mondiale e punta a un seggio nel Consiglio di Sicurezza dell'Onu: cadrebbe tutto a terra". Sempre secondo Basso, la situazione all'Aja sarebbe "così favorevole" all'Italia che non sarebbe nemmeno necessario che il governo italiano promovesse una causa, che potrebbe durare fino a cinque anni: basterebbe una richiesta di parere, che non durerebbe più di pochi mesi.

(06 gennaio 2011)

Scritto da Quotidiano La Repubblica   
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