"La follia è una condizione umana.
Lunedì 24 Gennaio 2011 08:29

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"La follia è una condizione umana. In noi la follia esiste ed è presente come lo è la ragione. Il problema è che la società, per dirsi civile, dovrebbe accettare tanto la ragione quanto la follia»

Parole di Franco Basaglia, medico psichiatra e ispiratore di una legge, la 180, che ha cambiato la storia del nostro Paese. Fu una vera e propria rivoluzione culturale e medica, basata sulle nuove concezioni psichiatriche che Basaglia sperimentò e di cui si fece promotore.

Dopo più di 30 anni da quella legge che sancì la chiusura dei manicomi restano ancora molti problemi irrisolti nel sistema sociosanitario italiano.

Secondo un'indagine realizzata dall'Organizzazione Mondiale della Sanità e dall'Unione Europea, circa il 29% degli europei soffre di problemi psichici, il 14% di depressione, il 16% di ansia. Circa 58 mila cittadini dell'Unione si suicidano ogni anno e un numero di circa dieci volte superiore tenta il suicidio. Eppure solo una persona su quattro si rivolge a uno specialista, solo una su tre riceve un trattamento appropriato, sia farmacologico che di supporto psicologico.

In Italia si calcola che una persona su cinque abbia sofferto nella vita di disturbi mentali, dalle forme benigne a quelle gravi. Sono 500mila solo nel Lazio i malati di depressione, 100mila in forma grave. Sempre di depressione sono affetti 8 bambini su 100 al di sotto dei 10 anni. In Italia 2 milioni di ragazzi tra i 12 e i 25 anni soffrono di disturbi del comportamento alimentare. Nel Lazio il fenomeno interessa 30mila adolescenti, di cui 2.500 affetti da anoressia e 7.500 da bulimia nervosa. Una recente indagine della Sapienza dice, inoltre, che circa 40mila romani soffrono di seri disturbi psichici e che 10mila necessitano di cure ospedaliere.

Al di là dei numeri il disagio mentale è una vera e propria emergenza, tanto più grave quanto più trascurata da istituzioni e media. È questione innanzitutto di risorse, ma non solo. A fronte di alcune Regioni in cui le strategie per affrontare i disagio mentale sono avanzate, virtuose e innovative ci sono realtà ancora segnate da inadeguata gestione delle risorse spesso insufficienti. La verifica dell'uniformità dei servizi a livello centrale dovrebbe essere stringente, severa e costante.

Oggi l'Italia spende circa il 5% del budget della salute per il disagio mentale, contro una media europea del 7,25%. Il Regno Unito destina ai disturbi mentali il 12% della spesa sanitaria e non è questione solo di solidarietà. Nel nord Europa si fa sempre più spazio la consapevolezza dell'aumento costante di queste patologie e della necessità di riuscire a prevenirle e curarle nel modo più tempestivo. Sempre secondo l'Oms, in Europa il costo economico delle malattie mentali, infatti, è enorme, tra il 3% ed il 4% del PIL.

Il numero di psicologi nel nostro Paese è oggi di 3 ogni 100mila abitanti contro una media europea di 23. La priorità è diffondere anche in Italia la cultura della prevenzione, ponendo l'accento sull'incidenza dei fattori ambientali nell'emergere di alcune patologie, preparando ognuno ad affrontare con maturità il disagio mentale dell'altro superando lo stigma che ancora circonda queste patologie.

Nel gergo degli addetti ai lavori in psichiatria gli utenti sono coloro che usano, usufruiscono dei servizi psichiatrici. Questo termine può diventare un elemento di protagonismo nei percorsi di cura, nei gruppi di self help, nel sostegno all'abitare, nell'integrazione lavorativa, nelle forme artistiche.

Questo è possibile se l'utente diventa parte attiva e il disagio psichico viene visto come realtà e non più un problema. Forse anche una risorsa, per migliorare la qualità della vita, dei servizi e della politica. Nel 1978 sembrava impossibile chiudere i manicomi. Oggi bisogna "andare avanti e non pensare che quella fu una vittoria definitiva". Proprio come disse Franco Basaglia: "L'importante è sapere ciò che si può fare... L'importante è che abbiamo dimostrato che l'impossibile può diventare possibile".

Scritto da Mario Arpaia   
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