Fabrizio De André, il cantautore degli ultimi e delle 'Anime salve'
Giovedì 10 Gennaio 2019 07:34

 

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A venti anni dalla morte del musicista genovese, il ricordo di un'intervista del 1997 in occasione dell'uscita del suo album-testamento composto a quattro mani con Ivano Fossati: "Forse ha fatto presa sul pubblico il fatto che una larga parte della popolazione comincia a sentirsi minoranza, non in termini numerici, ovviamente"

di CARLO MORETTI

 

"Torni a trovarmi, la prossima volta le voglio parlare delle prostitute", promise Fabrizio De André sul finale dell'intervista che nell'aprile del 1997 ci aveva concesso nella sua tenuta in Sardegna. Cosa avrebbe poi detto, "la prossima volta", resta un mistero che purtroppo non potrà più essere sciolto. E del resto, dopo quella frase così sibillina, non ci fu verso di forzargli un po' la mano: "È un discorso che ha bisogno di tempo, dobbiamo rivederci", disse salutandoci.
 

Fabrizio De André, l'intervista in Sardegna nell'aprile 1997 - Le canzoni


Ci avrebbe forse parlato, la prossima volta, dei retroscena di Bocca di rosa? la canzone dal suo primo album del 1967 in cui diceva di indentificarsi di più tra tutte quelle che aveva scritto, forse il suo titolo più noto, la storia della prostituta che aveva sconvolto la vita e i benpensanti del paesino di Sant'Ilario. Oppure ci avrebbe rivelato i motivi per i quali nel 1996 in Anime salve, il suo disco testamento, aveva voluto raccontare la storia della transessuale brasiliana Fernanda in Prinçesa? E del resto De André non perdeva occasione nei suoi interventi come nei suoi concerti per sottolineare "il sacrificio della prostituzione, che attraverso il dolore può anche diventare santificazione".

Fabrizio De André, l'intervista in Sardegna nell'aprile 1997 - Le minoranze

Era, quello, un altro modo per parlare degli ultimi, perché fin dall'inizio De André aveva interpretato in questo senso la sua arte di scrivere canzoni. E che fosse "il cantautore degli ultimi", lo disse forte e chiaro proprio con Anime salve, il disco che ci aveva condotti nel suo buen retiro all'Agnata, inondata a primavera da un mare di fiori di mille colori e di profumi. Fabrizio in quella mezza giornata trovò il tempo e una parola per tutti quelli che si avvicinavano per salutarlo, estraneo a qualsiasi forma di divismo. Continuava però a preferire la notte al giorno, non solo per lavorare, e così a un certo punto si ritirò per riposarsi nella sua stanza al primo piano del casolare.
Con Anime salve, un disco in cui metteva al centro della scena il disagio di vivere e il tema delle minoranze oppresse o emarginate, Fabrizio De André aveva convinto pubblico e critica: "Forse ha fatto presa sul pubblico il fatto che una larga parte della popolazione comincia a sentirsi minoranza, non in termini numerici, ovviamente", spiegò. "Quei pochi che oggi detengono il potere e i privilegi, e anche i mezzi di comunicazione attraverso la pubblicità che gli dà da vivere, sono la vera maggioranza, esattamente come i majores che detenevano potere e privilegi nel mondo latino e fino al Medioevo. Oggi è diminuito il numero di chi detiene i privilegi ma è aumentato il loro potere. Noi minores siamo chiamati in causa per fornirglielo. Chi ascolta si è così identificato con le minoranze emarginate protagoniste di Anime salve". Un discorso di un'estrema attualità, anche a più di venti anni di distanza.
 
L'album vinse il premio Tenco. Cosa pensa dei premi? gli chiedemmo, e lui ci stupì ancora: "Questa mania occidentale e aristotelica di distinguere il bianco dal nero, il buono dal brutto, forse non è esattamente l'aspirazione profonda dell'anima umana. Sono contrario alle vittorie, cui corrispondono una o molteplici sconfitte. E sono preoccupato dell'invidia, diffusa in tutti noi. Questi premi, che condivido con chi ha lavorato con me, Fossati per primo, accontentano la parte più rozza di me, che è comunque cospicua".

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Scritto da Mario Arpaia   
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