“Fibrillazione atriale genera fibrillazione atriale”
Giovedì 31 Gennaio 2019 11:06

 

La fibrillazione atriale è l’aritmia più comune nell’uomo. Oggi conosciamo bene la sua natura progressiva e sappiamo che fin dai primi minuti dopo il suo innesco, essa produce una serie di modificazioni a carico dell’atrio, dapprima molecolari (rapidamente reversibili) e col passare del tempo cellulari e tissutali (progressivamente meno reversibili), che facilitano l’innesco e l’automantenimento dell’aritmia stessa. È il concetto di “fibrillazione atriale che genera fibrillazione atriale”, un concetto che oggi diamo per scontato, ma che ha trovato i suoi primi riscontri sperimentali solo negli anni ’90.

 

http://aiac.it/wp-content/uploads/2019/01/ARTICOLO-Wijffels-et-al-300x127.jpg 300w, http://aiac.it/wp-content/uploads/2019/01/ARTICOLO-Wijffels-et-al-768x326.jpg 768w, http://aiac.it/wp-content/uploads/2019/01/ARTICOLO-Wijffels-et-al-192x81.jpg 192w" sizes="(max-width: 889px) 100vw, 889px" style="box-sizing:border-box;border:0px none;vertical-align:middle;max-width:100%;height:auto;margin:0px;padding:0px;width:auto;border-radius:0px">L’articolo di Wijffels e colleghi pubblicato nel 1995 sulla rivista Circulation.

Questo mese leggiamo insieme l’articolo “Atrial fibrillation begets atrial fibrillation. A study in awake chronically instrumented goats” pubblicato su Circulation nel 1995 da Maurits C.E.F. Wijffels e collaboratori. In questo elegante studio, mediante l’utilizzo di un modello sperimentale animale, si dimostrava per la prima volta che la fibrillazione atriale induce una serie di alterazioni elettrofisiologiche a carico degli atri che aumentano la facilità di innesco della fibrillazione atriale stessa e ne facilitano il mantenimento nel tempo(rimodellamento elettrico).

http://aiac.it/wp-content/uploads/2019/01/FIGURA-STUDIO-Wijffels-et-al-300x173.jpg 300w, http://aiac.it/wp-content/uploads/2019/01/FIGURA-STUDIO-Wijffels-et-al-768x444.jpg 768w, http://aiac.it/wp-content/uploads/2019/01/FIGURA-STUDIO-Wijffels-et-al-168x97.jpg 168w" sizes="(max-width: 889px) 100vw, 889px" style="box-sizing:border-box;border:0px none;vertical-align:middle;max-width:100%;height:auto;margin:0px;padding:0px;width:auto;border-radius:0px">In un modello sperimentale animale, Wijfells e collaboratori dimostrarono che tanto più è lungo un episodio di fibrillazione atriale indotto artificialmente, tanto maggiore è la probabilità che l’aritmia si automantenga nel tempo. Se l’aritmia viene indotta con un singolo burst atriale, la stessa si estingue dopo pochi secondi. Se invece viene indotta e mantenuta artificialmente per 2 settimane, l’aritmia non si estingue spontaneamente e diviene persistente (Wijffels MC, et al. Atrial fibrillation begets atrial fibrillation. A study in awake chronically instrumented goats. Circulation 1995; 92(7): 1954 – 68.).

Questo lavoro di Wijffels rappresenta una pietra miliare dell’elettrofisiologia perché ha dimostrato per la prima volta la natura progressiva della fibrillazione atriale permettendo di postulare il concetto che la “Fibrillazione atriale genera fibrillazione atriale”, un concetto che guida quotidianamente gli aritmologi moderni nella gestione clinica dei pazienti affetti da questa aritmia.

Pietro Palmisano

Bibliografia:
Wijffels MC, Kirchhof CJ, Dorland R, Allessie MA. Atrial fibrillation begets atrial fibrillation. A study in awake chronically instrumented goats. Circulation 1995; 92(7): 1954 – 68.

 
Scritto da AIAC   
Stampa