È NATO MAZINGA!
Mercoledì 04 Settembre 2019 20:30

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È NATO MAZINGA!

E’ nato il Conte 2, o se preferite il MaZinga. Viste le premesse, pensavo peggio. E’ di gran lunga migliore del Salvimaio, e non ci voleva molto; ed è migliore dei governi Renzi e Gentiloni, e non ci voleva niente. Ci siamo pure evitati Ascani, Castelli, Rosato e Serracchiani: una bella botta di culo. (Saranno comunque viceministri). Renzi esce scornato, perché voleva ben altre poltrone (tipo Gabrielli al Viminale e Conte in Siberia): invece si deve accontentare di Guerini, Bonetti e Bellanova. E’ una buona cosa, perché l’uomo non merita molto e il politico nulla, ma significa anche che straccerà le gonadi da domattina minacciando a ogni piè sospinto di staccare la spina (per andar dove non si sa, visto che a oggi lo voterebbe solo la Fusani). Sostanziale parità di partiti (10 a 9, più un Leu e un tecnico), un po’ meno di genere (7 donne su 21). Età media bassa (sotto i 40 anni). Il nord c’è pochissimo, e su questo Capitan Reflusso farà la sua opposizione aromatizzata al mojito. Il Pd strappa tanti ministeri quanto i 5 Stelle e prende dicasteri di peso (Economia, Difesa, Infrastrutture), però non ha nessuno a Palazzo Chigi (niente vicepremier, niente sottosegretario alla Presidenza del Consiglio). Non poche novità e qualche assenza che spiace (Cuperlo e Morra, quest’ultimo sacrificato sull’altare delle quote rosa). Ecco la carrellata.

 

- Premier: Giuseppi (cit) Conte. A oggi, il miglior Presidente del Consiglio possibile.
- Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio: Fraccaro (M5S). Ruolo chiave, infatti hanno litigato fino alla fine. Il Pd voleva uno dei suoi (per fargli fare il Giorgetti cacadubbi). Conte voleva uno suo. Alla fine ha vinto Di Maio, che ha piazzato a Palazzo Chigi un fedelissimo col compito di marcare stretto Conte (che Di Maio soffre molto) e far pesare il MSS tutelandosi dalle bizze Pd.
- Economia: Gualtieri (Pd). Dicastero chiave, che il Pd non poteva non pretendere. Prevedo una politica molto europeista, con poco deficit (che l’Europa stavolta ci concederà con agio) e toni distesi con l’Ue. Molto meglio che queste cose le faccia il Pd, qui assai più competente e scaltro dei 5 Stelle. Non conosco bene Gualtieri: buon lavoro.
- Interno: Lamorgese. Un tecnico che parte con una certezza: far peggio di Jabba The Polenta (bacioni, bischero!) sarà impossibile. E’ stato Mattarella a esigere un tecnico per spoliticizzare il Viminale. E ha fatto bene.
- Esteri: Di Maio (M5S). Bah. Mi spiego: Di Maio, dopo aver fatto troppo spesso il predellino del Dittatore dello Stato Libero di Papeete, ha sbagliato TUTTO da fine maggio 2019 all’8 agosto. Lì, come Lazzaro, è risorto (grazie a Capitan Lardini). A quel punto, tra una tirata d’orecchie di Grillo e una di Conte, ha alzato i toni - talora a caso - ma ha ottenuto sia Conte Premier sia nessun Pd a Palazzo Chigi. E il programma sembra contenere le battaglie campali grilline. Quindi è stato bravo, dal suo punto di vista. Ciò detto, Di Maio cosa minchia c’entra agli Esteri?
- Infrastrutture e Trasporti: De Micheli (Pd). Zingaretti, senza di lei, non va neanche a tagliare la finocchiona nel suo negozio di alimentari a Vitiano davanti alla Conad. Donna Paola era quindi un “male necessario”. Ne ho scritto spesso, anche un mese fa sul Fatto. e mai bene. Era pure in Renzusconi. La sua assenza di doti politiche mi ha spesso commosso. E continuerà a farlo. (Ai grillini duropuristi che stanno vomitando, ricordo che fino a ieri hanno tollerato in serenità Siri, Rixi, Centinaio, Bongiorno, fontana, pillon. Eccetera. Quindi: zitti. Tutti possono parlare tranne voi)
- Giustizia: Bonafede (M5S). Una delle conferme più importanti. Poiché i 5 Stelle concederanno spazio su economia e (per fortuna) immigrazione, dovranno controbilanciare su giustizia, conflitto di interessi e “questione morale” sopra ogni oltre cosa. Nel nome di Enrico Berlinguer (che nel Pd qualcuno dovrebbe ricordare ancora).
- Difesa: Guerini (Pd). Lottiano e renziano: manca solo che gli abbia fatto schifo Breaking Bad e poi i difetti li ha tutti. E’ però un altro “male necessario”: qualche renziano doveva esserci per forza dentro Mazinga. E a quel punto meglio lui di Rosato (il ballottaggio era quello). Guerini ha poi un pregio: quando c’è, nessuno se ne accorge. Quindi, a livello fonico e visivo, non fa troppi danni.
- Lavoro: Catalfo (M5S). E’ la pasionaria di diritto di cittadinanza e salario minimo. Non sarà facile per lei: è uno dei dicasteri chiave. Good luck.
Sviluppo Economico: Patuanelli (M5S). Prima c’era Di Maio, ora lui. Ruolo difficilissimo, ma i 5 Stelle volevano continuare ad avere il timone su lavoro e sviluppo economico.
- Ambiente: Costa (M5S). Altra conferma che volevo: è stato uno dei pochi ministri da salvare del Salvimaio - garantisce Mercalli, non il poro merda - e doveva restare lì. Bene.
- Pubblica Istruzione: Fioramonti (M5S). Doveva esserci Annina Ascani, invece c’è lui: ci è andata di culo di nulla, vai.
- Beni Culturali e Turismo: Franceschini (Pd). Mentre già sento le bestemmie di Tomaso Montanari, che vi ragguaglierà sui disastri (secondo lui) fatti da Franceschini nel suo passato al Mibact, ricordo solo che Franceschini è l’uomo più potente dentro il Pd. E’ lui che comanda e senza lui nulla accade: Zingaretti se lo mette in tasca e con Renzi ci fa il sugo la domenica. Finché Franceschini sarà soddisfatto, il governo – salvo cataclismi – non cadrà.
- Salute: Speranza (Leu). Leu non si è accontentata dell’Ambiente e ha esatto un dicastero più di peso. E’ così spuntato il Subcomandante Roby Speranza, uno che - anche solo per essersi dimesso da Capogruppo Pd di fronte alla porcata della fiducia renziana sull’Italicum - avrà sempre il mio rispetto. Sempre. Anche se ne ignoravo le competenze in fatto di sanità.
(“Esatto” come participio passato di “esigere” è tanta roba, lo so)
- Sud: Provenzano (Pd). La new entry che forse più mi rende felice. Peppe è bravo e sufficientemente sognatore. Mi sono permesso di augurargli personalmente buon lavoro già ieri sera: una delle mosse di Zingaretti che più ho apprezzato.
- Agricoltura: Bellanova (Pd). C’era già con Renzi e Gentiloni, anche se in altri ministeri. Non so che dirvi.
- Dadone (Pubblica Amministrazione). E’ il ministero che avrebbe avuto Conte nel monocolore giallo 2018 e che aveva la simpaticissima Bongiorno nel Salvimaio. Esigenze di quote rosa hanno fatto saltare all’ultimo Morra per privilegiare lei. Mi spiace per Morra, ma buon lavoro.
- Innovazione tecnologica e digitalizzazione: Pisano (M5S). Nuovo ministero, di chiara matrice grillina, e altra new entry. E’ l’ex assessore all’Innovazione del Comune di Torino e sa il fatto suo. Una buona notizia.
- Affari regionali e autonomie: Boccia (Pd). Ci ho litigato miliardi di volte, ma la sua lotta fieramente anti-renziana interna al Pd (contro tutto e tutti) me lo ha fatto vedere sotto altra luce. E’ persona intelligente e trovo positivo che dentro il Mazinga ci sia anche lui. (E’ un altro dei mille aspetti che sta facendo incazzare Renzi, per ora turlupinato non poco da Zingaretti nella suddivisione delle poltrone).
- Affari Europei: Amendola (Pd). Lo conosco, ma non benissimo. Me lo definiscono ex dalemiano, che non vuol dire nulla (lo era anche Orfini). Così, a guardarlo, sembra il classico pollo d’allevamento un po’ renziano e un po’ “vediamo dove tira il vento”. Spero di sbagliare.
- Pari Opportunità e Famiglia: Bonetti (Pd). Renziana e leopoldiana (ahi). Prima però, lì, c’era fontana. Quindi vai tranquilla, Bonetti: peggio di lui neanche Torquemada.
- Politiche giovanili e sport: Spadafora (M5S). Nel Salvimaio era una delega voluta da Giorgetti. Ora è tornato ministero a sé. Di peso. E in mano a chi tra i 5 Stelle più ha operato perché M5S e Pd si accordassero.
- Rapporti con il Parlamento: D’Incà (M5S). Lui è una mezza sorpresa, mentre non lo è la decisione grillina di tenersi quel dicastero (prima c’era Fraccaro) per blindare Palazzo Chigi.

Conclusioni: non è il governo dei sogni, ma potrebbe essere – sulla CARTA e come NOMI – il miglior governo italiano dai tempi del Prodi I. Non tanto per meriti del bislacco Mazinga, quanto per demeriti delle immani fetecchie che lo hanno preceduto. Ovviamente però può franare in un amen. L’occasione è enorme, i rischi totali e le possibilità di riuscita assai esigue: ma devono provarci. Buona fortuna.

Scritto da Andrea Scanzi   
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