Onlife e la speranza di un mondo più pulito: così la tecnologia salverà l'ambiente
Venerdì 20 Settembre 2019 14:42
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Ormai anche i grandi protagonisti del'hi-tech lo hanno capito e si stanno impegnando per fornire soluzioni concrete alla battaglia verde. Usando le tecnologie più avanzate per "riparare il clima". Dagli scienziati che le stanno studiando a chi le progetta, ad esempio per arrivare in tempi brevissimi a diffondere la propulsione a idrogeno
La tecnologia salverà l'ambiente. Per alcuni è solo un auspicio, per altri una certezza. Anche di questo si parlerà ad Onlife, l'appuntamento con l'innovazione organizzato da Repubblica e dai giornali della Leading European Newpaper Alliance a Milano il 4 e il 5 ottobre prossimi. Non solo era digitale, dunque, non solo l'impatto di Internet e del virtuale sulle nostre vite ma anche sulla vita del Pianeta.

Tutto sommato lo schema è lo stesso: grandi rivoluzioni tecnologiche che promettono (e spesso mantengono) progresso per la società, mostrano alla lunga il rovescio della medaglia, fatto di effetti collaterali imprevisti: è successo con la Rete, innovazione straordinaria degli ultimi decenni che però solleva problemi relativi al controllo dei dati personali, all'informazione, al conflitto tra stati nazionali e colossi del web. Era successo in passato con il petrolio: una fonte d'energia che ha trasformato il mondo, il modo di viaggiare e di trasportare le merci, di scaldarsi e di produrre, ma che si sta rivelando fatale per il clima della Terra a causa delle emissioni di CO2.

Per certi versi le due rivoluzioni, digitale e fossile, oggi si stanno incrociando e l'incontro potrebbe essere risolutore. Non è un caso che alcuni dei protagonisti dell'hi-tech siano impegnati anche in una battaglia verde. E' di poche ore fa, per esempio, l'annuncio di Jeff Bezos: il creatore di Amazon, dopo aver disseminato il mondo con i suoi pacchi che viaggiano su veicoli a combustione interna, ore corre ai ripari promettendo una flotta di migliaia di camioncini elettrici e addirittura il conseguimento, per la sua Azienda, degli obiettivi dell'Accordo di Parigi con dieci anni di anticipo.

Per tutti questi motivi Onlife dedicherà una sessione speciale all'ambiente e alla tecnologia che può contribuire ad arrestare la crisi climatica in corso: il 5 ottobre, a partire dalle 11, nella Sala Testori del Teatro Parenti si alterneranno alcuni tra i massimi esperti internazionali in fatto di ricerca “green”. Il primo intervento sarà di Peter Wadhams, glaciologo dell'Università di Cambridge, una vita passata a studiare la calotta artica e a registrarne la graduale scomparsa. Per Wadhams, preso atto del fenomeno, è tempo di correre ai ripari. Ridurre le emissioni di CO2 cambiando stile di vita non basta: occorre usare tecnologie in grado di “riparare il clima”, per esempio assorbendo la CO2 in eccesso che abbiamo depositato nell'atmosfera dall'inizio dell'Era industriale a oggi. Al pubblico di Onlife Wadhams svelerà i progetti hi-tech che stanno prendendo forma nei più avanzati laboratori del mondo, dalla California a Cambridge, dove, anche grazie al suo contributo nascerà presto il Center for climate repair.

Un altro contributo fondamentale alla riduzione dell'effetto serra che fa salire la febbre della Terra verrà da una rivoluzione nella produzione e nel trasferimento dell'energia. In questo senso la parola magica è idrogeno: un vettore dove stoccare l'energia prodotta da fonti rinnovabili perché venga liberata in modo pulito per tutti gli usi necessari, dalle auto al riscaldamento. Poche settimane fa è stata l'Agenzia Internazionale dell'Energia a ribadirlo con un rapporto dal titolo esplicito, Il futuro dell'idrogeno: cogliere le opportunità già oggi, presentato all'ultimo G20 in Giappone. Secondo il direttore esecutivo della Iea Fatih Birol, “Il mondo non dovrebbe perdere l'occasione unica di fare dell'idrogeno una parte importante del nostro futuro energetico”. Ma siamo pronti dal punto di vista tecnologico? E quali sarebbero i vantaggi? Lo spiegherà al pubblico di Onlife Guido Saracco, chimico e rettore del Politecnico di Torino, che proprio all'idrogeno e alle sue applicazioni energetiche ha dedicato molte delle sue ricerche. E un altro contributo verrà da chi le ricerche, oltre che in laboratorio, le fa “su strada”: Didier Stevens, Senior Manager European and Government Affairs di Toyota Motor Europe, è uno degli uomini che sta guidando la transizione della azienda automobilistica giapponese verso lo sviluppo del motore a idrogeno e l'uso di energie rinnovabili per i trasporti del domani. In realtà, c'è già un veicolo pronto, la Mirai, immatricolato anche in Italia. E stanno nascendo anche nel nostro Paese i primi distributori di idrogeno: l'unica stazione di servizio già operativa è a Bolzano, lungo l'Autostrada del Brennero, ma proprio Toyota ha siglato un accordo con l'Eni per un secondo impianto di rifornimento a San Donato Milanese, con l'obiettivo di disseminarne altri lungo tutta la rete autostradale.

Ecco perché Onlife racconta il futuro visto da vicino. Anche quello della Terra e del suo clima.  

Scritto da LUCA FRAIOLI   
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