CODICE ROSSO PER LA SANITA’ DI FOGGIA
Giovedì 03 Ottobre 2019 07:33

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CODICE ROSSO PER LA SANITA’ DI FOGGIA

AL GOVERNATORE DELLA PUGLIA MICHELE EMILIANO

AL L’ASSESSORE AL BILANCIO MATTEO PIEMOMONTESE

ALL’ ON. MICHELE BORDO

AL DIRETTORE GENERALE OSPEDALI CIVILI DI FOGGIA

AI CAPIGRUPPO DEL PD PIPPO CAVALIERE, DEI 5 STELLE

GIOVANNI QUARATO

ALLA SEGRETARIA PROVINCIALE DEL PD LIA AZZARONE

Caro Michele, se le cose non funzionano la colpa non è tua ma di noi foggiani, vedo tutti i giorni i tuoi video su Facebook, sei ammirevole, facciamo morire con la nostra indifferenza e viltà, qualsiasi iniziativa volta a cambiare la storia della città. Guarda il centro, metà rifatto e il resto una striscia di asfalto logoro e rappezzato, non esiste la manutenzione dell’arredo pubblico. Si crea una buca, se saltano i sanpietrini, se la pista di pattinaggio per bambini è un pericolo pubblico, nonostante la decisione dell’ ufficio tecnico di chiuderla, funziona regolarmente. Il marcio è dentro di noi che non protestiamo, anzi contrastiamo chi si impegna per il decoro della città.

Il Pronto soccorso, è il biglietto da visita dell' Ospedale Civile, chi può permetterselo lo evita, attese bibliche, che stremano anche un toro. Due anni fa  sono stato male, mi sono recato al Pronto soccorso, è stato diagnosticato un flutter atriale con fvm di 108/ bpm, invece di ricoverarmi con urgenza a cardiologia, sono stato dirottato nel Reparto annesso al Pronto soccorso, una specie di lazzaretto dove sono stato lasciato per 4 intere giornate, senza ricevere alcuna cura, tranne il collegamento ad un monitor che confermava il tracciato a dente di sega; come da protocollo dovevano immediatamente sottopormi a cardioversione, ed iniziare immediatamente la terapia anticoagulante con l’Axarelto, per evitare probabili trombi. Un sistema arcaico di gestire le richieste di assistenza. La sala di attesa è stata fatta apposta per scoraggiare anziché accogliere nel migliore dei modi chi sta male.

Curato con il Cordarone da 200 mg. farmaco brevettato negli anni 60, con effetti collaterali devastanti, problemi alla tiroide, trattenimento oltre misura dei liquidi, aumento spropositato del peso corporeo, perdita del gusto, due episodi di epidimite, versamento di liquido nei testicoli, insonnia.

Sportivo da sempre, appassionato di ciclismo che mi ha portato a partecipare alla famosissima Maratona delle Dolomiti, oltre 6.000 di dislivello, con la scalata delle più note montagne del Giro d’Italia. Ho contattato il prof. Francesco Furlanello, noto aritmologo internazionale, che con il prof. Vecchiet, controllavano i giocatori della Nazionale di calcio dei Mondiali, mi prenotò la visita alla Villa Bianca di Trento, dove sono stato ricoverato per 5 giorni. Una lunga serie di accertamenti ed elettrocardiogrammi, evidenziarono una complicata aritmia. Il prof. Furlanetto, Senior consultant dell’ UMANITAS di Rozzano (MI) , prenotò a mio nome una visita cardiologica, i suoi allievi hanno impiantato un defibrillatore ESSENTIOR DR della Boston Scientific .

Continuo la mia passione ciclistica a 74 anni, ad oggi mi sento benissimo, rinato, mi curo con l’antiaritmico Sotanolo, una pillola e mezza al giorno, nelle 24 ore.

Diventare sanità di eccellenza, è facile, è necessario come il pane cambiare cultura, il medico al servizio del paziente e non viceversa. E’ immorale costringere i pazienti verso la sanità privata, dove i tempi di attesa sono umani, dove le attrezzature funzionano a ritmo continuo e fanno guadagnare miliardi ai privati, che stanno costruendo una megastruttura per sottrarre alla sanità pubblica i pazienti stanchi e avviliti da medici che non rispettano la dignità del malato, doppiamente debole.

Passo metà dell’ anno a Conegliano, dove vivono e lavorano i miei figli, nell’ospedale Civile, cinque anni fa mi hanno impiantato la protesi all’anca. Dodici giorni di ospedale compresa la riabilitazione. Mia moglie cadde e si ruppe le costole, tenuta in osservazione in una stanza annessa al pronto soccorso, la mattina fu ricoverata in reparto, dopo cinque giorni fu dimessa, le dettero un sacchetto con i medicinali per continuare la cura, sapevano che non eravamo residenti. Caro Michele, nel Veneto in Lombardia, al San Matteo di Pavia il paziente lo chiamano Sig. Arpaia, prego si accomodi!

Con il nostro scritto, possiamo contribuire a migliorare le prestazioni ospedaliere della nostra città, a patto che cambi la cultura. La rivoluzione deve partire dall’alto, dall’ Università, dalla formazione dei medici.

 

Scritto da Mario Arpaia   
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