IL VUOTO INTORNO E' HANNO DEFINITIVAMENTE VINTO
Sabato 11 Luglio 2020 16:27

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UNA DONNA E IL CARCERE

Carissima, il carcere deve spezzarti la schiena, a malapena reggerti in piedi, per fortuna ci sono uomimini forti e determinati, ma si rischia l'isollamento, Il Paese è fallito, tiriamo a campare sui debiti, una montagna, una coperta cortissima. Immaginate quali servizi possono erogare ai detenuti, costretti a sopravvivere nell'inferno. La Caritas dovrebbe entrare nelle carceri, almeno un piatto caldo è assicurato. Abbiamo scritto al Presidente della Repubblica e a tutte le istituzione collegate. E' necessario far nascere un movimento di opinione contro il cerchio maledetto della carcerazione, i cerchi dei circhi, dove la nostra amica potrebbe essere premiata per la bellima lettera

Ho conosciuto Carmelo in carcere , a Padova, al Due Palazzi e dal quel giorno la nostra amicizia si è solidificata, al punto che con le lettere che riceve, mi lascia sgomento e angosciato.

La scrittura a volte allevia il dolore, fa riflettere, cerca di aiutarci a capire che il carcere è stato inventato per creare un forte senso di sfiducia e di alienazione. Il carcere non punisce, demolisce giorno dopo giorno. Una società come la nostra, diseguale, che penalizza le persone più deboli, rafforza la politica, la rende giustizialista, il “Giustizialismo porta voti.

 

Non immaginate come vengono accolti i carcerati, con un biglietto da visita impresso a fuoco. Se ne esci vivo sei già fortunato. Il coro inizia dall’ ultima fila, la certezza della pena, pochissimi posso confutarla. Abbiamo un esercito di giovani ai quali è  stolto tutto. Nessuno potrà far nulla per aiutarla ad un minimo di vita decente. Sono da poco passato per il Carcere di Foggia, intere giornate di torme di detenuti che giocano al bigliardino, e lei piange di solitudine. Tutto programmato dalla Spektre. I soloni che da cinquanta anni studiano come rendere umana la vita dei detenuti e dei familiari perchè li pagano.

Il carcere non esiste, è uno stato d’animo, è un forellino infondo al tunnel.

Carissima qualsiasi cosa scrivi, nessuno risponde, ogni carcere ha i suoi rappresentanti, ma mai a nessuno è venuto in mente di fare fronte comune. Una pressione costante sulle istituzioni, la Chiesa, la San Vincenzo.

Carissima Sandra Berardi, sono io un fissato, un depresso, un pensionato mezzo rimbambito?

SI chiede tempo, ma il tempo costa, proponiamo la cassa integrazione, si chiede forza d’animo, il loro pensiero fisso, toglierci la dignità, farci diventare peggiori di uno straccio. Sono abituati, alla sofferenza degli altri, la loro non la capiranno mai! Per capire ci vuole cuore, quello buono, il cuore che si emoziona solo per un fugace sguardo.

Resto convinto, che, se non ci fossero state le associazioni, sarebbero nati nelle carceri, luoghi auto gesti democraticamente dott. Palma, liberamente, anche se solo uno stato d’animo.

Scritto da Mario Arpaia   
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