CESARE BATTISTI E LO SCIOPERO DELLA FAME
Lunedì 14 Settembre 2020 06:56

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Carissimo/a

È passato poco più di un anno e mezzo dalla cattura del terrorista latitante dopo 38 anni per sfuggire ad una condanna della Giustizia Italiana per l'omicidio di quattro vittime innocenti ci ha riportati indietro nella storia degli "anni di piombo", anni di odio di paura e di eversione contro la democrazia in Italia.

Lasciano quantomeno sconcertanti le dichiarazioni di Cesare Battisti e le sue considerazioni sul fatto che lo Stato italiano stia ledendo i suoi diritti da carcerato, proprio all’indomani della conferma, da parte del magistrato di Sorveglianza, che gli ha garantito i 45 giorni di riduzione della pena ogni 6 mesi di buona condotta, proprio nel contesto del processo di rieducazione che la carcerazione deve avere.

Non si tratta di sete di vendetta nei riguardi di Battisti, ma solo desiderio di "verità e certezza della pena", dopo aver beffato i familiari delle vittime e la giustizia italiana per quasi quarant’anni.

Con l’evidente strumentalizzazione del ravvedimento previsto dalla Costituzione che ne fa, non si può arrivare all’identificazione della detenzione carceraria come violenza dello Stato per dichiararsi vittima. E per chi la violenza l’ha vissuta sulla propria pelle, come fu per mio padre e quindi per noi famigliari, il disagio è ancora maggiore.

Solo dopo l’arresto Battisti ha smesso di mostrare la sua arroganza e strafottenza che ha avuto per 38 anni della sua latitanza per vestire i panni del pentito che ammette le sue colpe. È difficile dimenticare le molteplici connivenze e i suoi proclami infami insieme a quelli d’intellettuali di una sinistra salottiera italiana che celebrava la rivoluzione proletaria tra “whisky e champagne” senza capire niente della classe operaia

Bisogna che le forze politiche italiane siano coese. Non sono lontani i tempi in cui in Italia alcuni esponenti partitici solidarizzavano con i terroristi assassini alla Cesare Battisti. E ancora oggi ce ne sono. Nella ricostruzione storica degli “Anni di Piombo” si dimentica sempre che l’Italia non ha mai smesso di essere una democrazia con un sistema che ha sempre difeso i diritti degli imputati, anche quando i terroristi proclamavano: “la lotta armata non si processa” e uccidevano a Torino il loro difensore avv. Croce.

L’Italia ha sempre rispettato la Costituzione che prevede la rieducazione del reo da reinserire e integrare nella società e mi auguro che durante la detenzione carceraria Battisti abbia preso sinceramente coscienza del male commesso e che abbia iniziato un “percorso” di reale ravvedimento, come previsto dalla legislazione italiana.

Milano, 8 settembre 2020

Christian Iosa - Presidente della Fondazione Carlo Perini

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Scritto da Dott. Christian Iosa   
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