Violenza in carcere, i verbali dell'orrore: "Qui è Santa Maria, è il capolinea: qui ti uccidiamo"

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GENTILISSIME/I,
alla Ministra della Giustizia
 
è il periodo più diffici da superare per i detenuti, forse suona meglio la parola carcerati, il governo di larghe intese è un impedimento all' europeizzazzione delle galere italiane, assimilabili per lo più al terzo Mondo. C'è l'nferno per i migranti che affogano lungo le nostre coste, per i lavoratori neri nei campi di tutto il Meridione. Due culture opposte che paralizzano qualsiasi intervento dall'alto. La riforma della giustizia è una chimera, i primi a non volerla sono le migliaia di avvocati, che vivono di rinvii e scadenza dei termini. La migliore strategia per ottenere giustizia per i loro assistiti. Il carcere è visto dalla maggioranza dei politici una soluzione che fa perdere voti a tutti i partiti, l'unico che ci guadagna è quello di Papa Francesco. Il presidente del Consiglio Mario Draghi dovrebbe investire una consistente somma di euro che arriveranno dall' Europa, gli appetiti sono tantissimi, non può permettersi di rinnovare strutturalmente  e culturalmente il sistema carcerario. Ho avuto il piacere è la fortuna di partecipare ad un importantissimo convegno al DAP, c'erano tutti, a cominciare dall' ex ministro Gianni Maria Flck, che di giustizia ne sa quancosa. Da quel giorno le cose sono continuate a peggiorare. Un muro di gomma divide i reclusi dai liberi, un muro che anzichè assottigliarsi, diventa sempre più spesso. I sondaggi danno le destre ad oltre il 50%, è in circolazione un padre padrone che sulla giustizia raccolse una valanga di voti. La giustizia italiana è la botte piena e la moglie ubriaca, da da vivere a tutti. Perchè cambiare? Il Covid oltre ad uccidere, ha reso il paese muto e indifferente.
 
 
Nel carcere di Santa Maria Capua Vetere nei giorni della Settimana Santa, un commando di oltre un centinaio di poliziotti, a viso coperto e in tenuta antisommossa, secondo le testimonianze, entrava nell’istituto dando vita ad un pestaggio disumano ai danni dei detenuti reclusi nel reparto Nilo. Queste denunce sono state poste all’attenzione della nostra Associazione da diversi familiari dei ristretti nelle immediate ore successive al 6 aprile 2020. Da subito abbiamo avuto la percezione che quello di cui ci veniva raccontato avrebbe costituito una grave sospensione delle garanzie del nostro stato di diritto, che aveva condotto all’esercizio incondizionato e brutale della violenza da parte delle forze dell’ordine.