GENTILISSIME/I,
La lettura dei giornali riportano la richiesta di dimissioni della ministra degli Interni e del Prefetto di Roma.
Il candidato sindaco del centrodestra passa dai fasti dell'antica Roma alle fortune del nazismo
ROMA - È l'ultimo Blob radiofonico di Enrico Michetti. Un'infilata di interventi su Hitler e il suo esercito in cui l'avvocato scelto da Giorgia Meloni per cercare di prendere il Campidoglio, solito citare i fasti dell'antica Roma, mostra di avere un expertise anche sugli affari della Germania nazista. Catturati nel corso delle vecchie ospitate del tribuno del centrodestra sulle frequenze di Radio Radio, emittente che da mesi fa propaganda contro il Green Pass, quei ritagli nelle ultime ore hanno preso a fare il giro del web.
Un film che si ripete all’infinito, i ministri e i prefetti che dovrebbero garantire l’incolumità dei cittadini non adempiono al loro compito e pertanto la cosa giusta sarebbero le dimissioni. L’ attacco alla CGIL è stato un atto gravissimo, un segnale che andiamo ripetendo da tempo, stiamo scivolando verso la dittatura. L’immagine dell’ abbraccio di Graghi con Landini, non ha prezzo. Aver portato la solidarietà del governo ha significato che il tempo è scaduto. Le organizzazioni che si rifanno al nazi-fascismo vanno sciolte e combattute giorno per giorno, individuati i capi, la magistratura attraverso la Legge Scelba, deve processarli. Ci appelliamo al cambio della cultura di destra dell’ Italia, attraverso attività concrete che partano dalle Università e raggiungano la società civile, così come fecero le sardine, nel riportare al voto miglia di cittadini delusi dalla politica. Il nostro deve diventare un Paese progressista, pienamente integrato nella Comunità europea, fare da argine ai sovranisti, polacchi e ungheresi, altrimenti vanno espulsi dal contesto europeo. Non lasciamo solo il Presidente del Consiglio, appelliamoci tutti al Capo dello Stato. Il Ministero degli Interni e quello della Giustizia, sono i pilastri sui quali si regge la democrazia, non sono permessi errori e ritardi.
La storia di Piazza Fontana è li a ricordarci che le Istituzioni sapevano che gli anarchici non avevano nulla a che vedere con la strage, un depistaggio studiato e programmato dal doppio Stato.
Se risultasse vero che il ministro degli Interni e il Prefetto sapessero del saccheggio programmato della sede della CGIL nazionale, allora la lezione della storia che si ripete è un fatto gravissimo ed intollerabile.
Scontri a Roma, piazza sottovalutata. Il Viminale fa autocritica e prepara il pugno duro
Il ministero corre ai ripari e mette a punto il piano per garantire la sicurezza il 15, giorno di esordio del Green Pass, e durante il G20. Il prefetto Piantedosi nel mirino
Questa volta l'autocritica è impietosa: sottovalutazione delle presenze in piazza, schieramento delle forze in campo insufficiente e risposta tardiva all'attacco delle frange violente della manifestazione. Sull'ordine pubblico si cambia: accelerazione al lavoro di prevenzione sui social, massiccio aumento delle forze dell'ordine in strada e soprattutto nuove regole di ingaggio. Se sarà necessario usare la forza si farà. Senza tentennamenti. Il Viminale incassa a denti stretti, fa tesoro della lezione e corre ai ripari. L'autunno caldo è arrivato e ci sono due scadenze ravvicinate sulle quali non sono ammessi errori: la giornata di fuoco di venerdi 15 ottobre, giorno di esordio del Green Pass obbligatorio sui luoghi di lavoro e il G20 a Roma il 30 e 31 ottobre. Mercoledì il Comitato nazionale per l'ordine e la sicurezza definirà la nuova strategia
Scontri a Roma, piazza sottovalutata. Il Viminale fa autocritica e prepara il pugno duro
Il ministero corre ai ripari e mette a punto il piano per garantire la sicurezza il 15, giorno di esordio del Green Pass, e durante il G20. Il prefetto Piantedosi nel mirino
11 Ottobre 2021 2 minuti di lettura
Questa volta l'autocritica è impietosa: sottovalutazione delle presenze in piazza, schieramento delle forze in campo insufficiente e risposta tardiva all'attacco delle frange violente della manifestazione. Sull'ordine pubblico si cambia: accelerazione al lavoro di prevenzione sui social, massiccio aumento delle forze dell'ordine in strada e soprattutto nuove regole di ingaggio. Se sarà necessario usare la forza si farà. Senza tentennamenti. Il Viminale incassa a denti stretti, fa tesoro della lezione e corre ai ripari. L'autunno caldo è arrivato e ci sono due scadenze ravvicinate sulle quali non sono ammessi errori: la giornata di fuoco di venerdi 15 ottobre, giorno di esordio del Green Pass obbligatorio sui luoghi di lavoro e il G20 a Roma il 30 e 31 ottobre. Mercoledì il Comitato nazionale per l'ordine e la sicurezza definirà la nuova strategia del pugno di ferro.
La ministra Luciana Lamorgese, sempre di più nel mirino di Salvini e Meloni, resta in silenzio dopo l'analisi del pomeriggio di guerriglia nel centro di Roma ma fonti del ministero spiegano: "Non nascondiamo una forte preoccupazione. Ci aspettano giorni caldi e l'appuntamento del G20 sarà per l'Italia una vetrina mondiale. Sarà messo a punto un piano di forte rafforzamento dell'ordine pubblico. C'è una stagione in cui la politica del contenimento non basta più. Il dilemma se e quando usare la forza in una manifestazione che diventa violenta è il dilemma di sempre, di tutti i governi. Il contenimento non è una scelta solo della politica ma anche dei tecnici. Bisognava rispondere prima e avere in campo gli uomini necessari per farlo". I tecnici, dunque: il prefetto e il questore di Roma, che avevano affrontato la questione nella riunione del Comitato provinciale ordine e sicurezza convocato 24 ore prima. Come è potuto succedere che chi doveva gestire la piazza si sia fatto trovare impreparato ben sapendo da tempo che Forza Nuova avrebbe guidato la protesta, che la tensione alla vigilia dell'entrata in vigore dell'obbligo di Green Pass sui luoghi del lavoro era altissima? Come possono essere rimasti non presidiati obiettivi sensibili come la sede della Cgil? Il prefetto di Roma, Matteo Piantedosi ( al secondo "incidente" dopo la sfilata non autorizzata della Nazionale di calcio sul bus scoperto dopo la vittoria agli Europei) sente il terreno che scotta sotto i piedi e, a sera, affida ad una nota la sua autodifesa. Cominciando con l'ammettere che chi ha disposto i servizi per la manifestazione non aveva idea di quante persone sarebbero scese in piazza. " Solo nelle ultime ore, man mano che diverse migliaia di persone giungevano da tutta Italia nella Capitale - dice il prefetto - è stato possibile rilevare un livello della partecipazione non solo quantitativamente molto elevato ma pure caratterizzato dalla variegata composizione dell'adesione alla manifestazione, verso la quale andavano confluendo da persone comuni a gruppi organizzati di facinorosi". Troppo tardi per capire cosa avevano in mente Forza Nuova e le altre frange violente che invece la loro strategia l'avevano studiata con largo anticipo. Troppo tardi per lanciare i lacrimogeni in una folla dove gli incappucciati si nascondevano dietro famiglie con i passeggini, troppo tardi per mandare rinforzi, rimasti bloccati nella protesta, gli idranti rimasti a secco. Eppure Piantedosi rivendica la predisposizione di "un'adeguata cornice di sicurezza per fronteggiare anche le frange più radicali della protesta" e "la barriera che le forze di polizia avevano eretto a protezione dell'ingresso della Cgil". Per poi concludere che "l'uso della forza è qualcosa che deve essere sempre ponderato con equilibrio, soprattutto quando si fronteggiano gruppi indistinti di persone". I 12 arresti di ieri e la sostanziale decapitazione di chi finora ha governato la protesta dei No Pass in parte rassicurano il Viminale. Dove però adesso si chiedono: quanti sono in Italia i cani sciolti, i facinorosi non aderenti a nessuna organizzazione che, al primo input arrivato su whatsapp, sono pronti a replicare il sabato di guerriglia?
La ministra Luciana Lamorgese, sempre di più nel mirino di Salvini e Meloni, resta in silenzio dopo l'analisi del pomeriggio di guerriglia nel centro di Roma ma fonti del ministero spiegano: "Non nascondiamo una forte preoccupazione. Ci aspettano giorni caldi e l'appuntamento del G20 sarà per l'Italia una vetrina mondiale. Sarà messo a punto un piano di forte rafforzamento dell'ordine pubblico. C'è una stagione in cui la politica del contenimento non basta più. Il dilemma se e quando usare la forza in una manifestazione che diventa violenta è il dilemma di sempre, di tutti i governi. Il contenimento non è una scelta solo della politica ma anche dei tecnici. Bisognava rispondere prima e avere in campo gli uomini necessari per farlo".
I tecnici, dunque: il prefetto e il questore di Roma, che avevano affrontato la questione nella riunione del Comitato provinciale ordine e sicurezza convocato 24 ore prima. Come è potuto succedere che chi doveva gestire la piazza si sia fatto trovare impreparato ben sapendo da tempo che Forza Nuova avrebbe guidato la protesta, che la tensione alla vigilia dell'entrata in vigore dell'obbligo di Green Pass sui luoghi del lavoro era altissima? Come possono essere rimasti non presidiati obiettivi sensibili come la sede della Cgil? Il prefetto di Roma, Matteo Piantedosi ( al secondo "incidente" dopo la sfilata non autorizzata della Nazionale di calcio sul bus scoperto dopo la vittoria agli Europei) sente il terreno che scotta sotto i piedi e, a sera, affida ad una nota la sua autodifesa. Cominciando con l'ammettere che chi ha disposto i servizi per la manifestazione non aveva idea di quante persone sarebbero scese in piazza. " Solo nelle ultime ore, man mano che diverse migliaia di persone giungevano da tutta Italia nella Capitale - dice il prefetto - è stato possibile rilevare un livello della partecipazione non solo quantitativamente molto elevato ma pure caratterizzato dalla variegata composizione dell'adesione alla manifestazione, verso la quale andavano confluendo da persone comuni a gruppi organizzati di facinorosi". Troppo tardi per capire cosa avevano in mente Forza Nuova e le altre frange violente che invece la loro strategia l'avevano studiata con largo anticipo. Troppo tardi per lanciare i lacrimogeni in una folla dove gli incappucciati si nascondevano dietro famiglie con i passeggini, troppo tardi per mandare rinforzi, rimasti bloccati nella protesta, gli idranti rimasti a secco. Eppure Piantedosi rivendica la predisposizione di "un'adeguata cornice di sicurezza per fronteggiare anche le frange più radicali della protesta" e "la barriera che le forze di polizia avevano eretto a protezione dell'ingresso della Cgil". Per poi concludere che "l'uso della forza è qualcosa che deve essere sempre ponderato con equilibrio, soprattutto quando si fronteggiano gruppi indistinti di persone". I 12 arresti di ieri e la sostanziale decapitazione di chi finora ha governato la protesta dei No Pass in parte rassicurano il Viminale. Dove però adesso si chiedono: quanti sono in Italia i cani sciolti, i facinorosi non aderenti a nessuna organizzazione che, al primo input arrivato su whatsapp, sono pronti a replicare il sabato di guerriglia?
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