Martedì 15 Novembre 2022 16:42 |
https://www.youtube.com/watch?v=lhO9eReS0qw Film o serie? Poco importa: il regista ridefinisce il concetto di tragedia. E Fabrizio Gifuni è eccezionale Esterno Notte di Marco Bellocchio. Foto di Anna Camerlingo ROMA – La dimostrazione, oltre ogni ragionevole dubbio: Esterno Notte di Marco Bellocchio annulla le etichette di genere diventando la prova definitiva che cinema e serialità sono la stessa cosa quando i fili del racconto sono agganciati alla qualità artistica, ad una narrazione marmorea e ad un estro visivo potente. Del resto, non poteva essere altrimenti: la Via Crucis di Aldo Moro, vista dalla prospettiva di Bellocchio, è meno ideologica rispetto a quella messa in scena nel 2003 in Buongiorno, Notte e, per questo, diventa ancor più poderosa nella sua intima ricerca della Pìetas. Sentimento inventato da quella tragedia greca che faceva dell’uomo – e dei suoi valori – la luce perpetua che indicava il cammino. Un film in due parti, una serie in sei episodi a loro volta divisi in tre, oppure viceversa. Poco importa. GENTILISSIME/I, A Luca Bonini Mio carissimo Luca, non so chi e quando, ti leggerà, spiegando qualche cosa, la lettera che ti manda quello che tu chiamavi il tuo nonnetto. L'immagine sarà certo impallidita, allora. il nonno dei pompieri della Spagna, del vestito di torero, dei tamburelli.E' il nonno, forse ricordi, che ti portava in braccio come il S.S. Sacramento, che ti faceva fare la pipì all'ora giusta, che tentava di metterti a posto le coperte e poi ti addormentava con un lungo sorriso, sul quale piaceva ritornare. Il nonno che ti metteva la vestaglietta la mattina, ti dava la pizza, ti faceva mangiare sulle ginocchia. Ora il nonno è un po lontano, ma non tanto che non ti stringa idealmente al cuore e ti consideri la cosa più preziosa che la vita gli abbia donato e poi, miseramente tolta . Luca dolcissimo, insieme col nonno che ora è un po fuori, ci sono tanti che ti vogliono bene. E tu vivi e dormi con tutto questo amore che ti circonda. Contintinua ad essere dolce, buono, ordinato, memore, come sei stato. Fai compagnia oltre che a Papà e Mamma, alla tua cara nonna che ha più che mai bisogno di te. E quando sarà la stagione, una bella trottata coi piedini nudi sulla spiaggia e uno strattone per il tuo gommoncino. la sera, con le tue preghiere, non manchi la richiesta a Gesù di benedire tanti ed in specie il Nonno che ne ha particolarmente bisogno. E che Iddio pure ti benedica, il tuo dolcissimo volto, i tuoi biondi capelli che accarezzo da lontano, con tanto amore. Ti abbraccio tanto nonno Aldo https://www.flickr.com/photos/22523260@N04/albums/72157618039712962 INCONTRO CON AGNESE MORO e SABINA ROSSA, UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI BARI Gli anni di piombo SOTTO L'ALTO PATRONATO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA GIORGIO NAPOLITANO ASSOCIAZIONE "MEMORIA CONDIVISA" (fotoarpaiamario) Basti pensare che una delle tante lettere inviate durante la prigionia presentava agli studenti il rammarico per l'impossibilitàdi completare il corso di quell'anno. Moro ha sempre creduto nell' università, che vedeva come una comunitàe uno strumento cruciale per lo sviluppo e il ptogredire del paese e della società." L'unversità è un piccolo mondo (...). Se volete che sia una cosa seria (...) mettetela al ritmo agile e anche irregolare della vita. Fate che la vita vi pulsi dentro, che la società con tutti i suoi interrogativi vi si rifletta, che i problemi della difficile convivenza della vita umana vi siano compresi e affrontati. Fate che questa società sia un ponte verso la vita." A conclusione dell' incontro, Agnese Moro ha ripreso alcune parole scritte dal padre durante la prigionia "Io ci sarò ancora come un punto irriducibile di contestazione e alternativa." Aldo Moro è contestazione perchè ha dimostrato che si può fare politica e governare mantenendo vivi i propri ideali; che si possono ricoprire alte cariche ma rimanere semplici nello stesso tempo; che si possono portare avanti le proprie idee e accettare anche idee opposte. Aldo Moro è altenativa perchè evoca speranze, impegno, unità, compassione, dedizione, dimostrando con il suooperato che tutte queste idee sono possibili. Il breve intervento di Agnese si conclude con la speranza che anche noi tutti riusciremo a vivere come lui partecipando attivamente al corso degli eventi piuttostoche agendo come freddi spettatori della vita.
Prima di tutto e oltre tutto Bellocchio – che ha scritto l’opera insieme a Stefano Bises, Ludovica Rampoldi, Davide Serino su produzione di The Apartment – ci porta davvero nel 1978, in un’Italia oscura e divisa da una guerra civile ed classista. Abbracciando, e addirittura rielaborando, i massimali della stessa tragedia greca, quella che poi l’autore mette in scena contrapponendo la realtà al sogno, la certezza all’immaginazione. Un comizio, le pallottole, la pazzia, i giornali, un credo perverso. E poi gli USA e l’URSS, il sangue a colori, una prigione, un appartamento, i segreti di Roma, un papa minore, una Renault rosso papavero. In mezzo, un mucchio selvaggio e la Storia schiacciata da una tempesta perfetta capace di ingoiare e rigurgitare l’utopia politica e la rabbia popolare, esaltata da una religione forsennata predicata tramite il terrore. Toni Servillo e Margherita Buy in un momento di Esterno Notte Al centro, la rivoluzione di un uomo dalla forte responsabilità morale e sociale che, il genio di Bellocchio, suddivide in un tempo artistico scandito da lettere e incubi, da volti e parole: l’Aldo Moro di Esterno Notte, suggellato e impreziosito dalla caratterizzazione meticolosa di un attore incredibile come Fabrizio Gifuni (per chi scrive, è per distacco il miglior interprete italiano), per volere di Bellocchio è la presenza onnisciente e l’idea fissa e fisica. Appare e poi si inabissa, tornando solo per andarsene in un incrocio di sonno e veglia in cui l’Italia celebrerà il funerale di uno Stato capace di spezzare e annullare sé stesso in funzione di una visione codarda e beffarda. Per questo la camera di Bellocchio si sofferma sugli occhi, sui corpi, sulla schizofrenia fluida dell’opinione pubblica e cattolica.
Fausto Russo Alesi interpreta Francesco Cossiga. Foto di Anna Camerlingo Attenzione, però: quello che vuole fare Bellocchio non è un processo alla classe politica (pur caricando loro di un peso che negli anni non accenna a diminuire) bensì si concentra sul racconto emotivo dei fatti e delle divagazioni, con la politica che entra (solo) per tracciare eventi, svolte, pruriti. Come detto resta la pietà, il tutto su un equilibrio temporale che non doveva essere ripetitivo, e mai lo è. Nemmeno per un secondo Esterno Notte manca di coraggio o di visione, nemmeno per un secondo dubitiamo di ciò che Bellocchio ci mostra in un flusso incessante di immagini e sensazioni (abbiamo avuto la fortuna di assistere all’opera nella sua completezza, per ben sei ore filate). Se è sorprendente la capacità del regista di rinnovarsi, è altrettanto straordinaria la sua onestà intellettuale nel lasciare spazio ad ogni tassello di un dramma umano prima che pubblico: ed è nel segmento filmico dedicato ad Eleonora Moro (Margherita Buy) in cui è racchiuso il senso e lo zenit di un’opera che, fin dall’inizio, parla di vita e di amore.
Gabriel Montesi, Davide Mancini, Daniela Marra in un altro passaggio. È questa la rivoluzione artistica e politica di Bellocchio e di Gifuni, è questa l’estasi in cui l’odio terroristico e demente delle BR (ratificato sui volti tesi di Adriana Faranda/Daniela Marra e di Valerio Morucci/il sempre grande Gabriel Montesi) viaggia parallelo ad una classe dirigente che ha coscientemente scelto un martire da sacrificare in un giorno di maggio (e il livido e “bipolare” Cossiga di uno meraviglioso Fausto Russo Alesi ne è il manifesto), mentre l’Italia era stata lentamente fatta a brandelli da uno “stridente silenzio” che urlava tramite una cabina telefonica della Stazione Termini. Tutto finisce lì. Tutto inizia lì. La notte diventerà, poco a poco, un nuovo giorno, il tempo si dilata e la Storia inizierà a deliberare la sua sentenza. Per questo, nella sua naturale intimità e nel suo categorico rispetto, Esterno Notte è dramma che si trasforma in amore. Un amore assoluto, ribelle, immortale. |
Scritto da Mario Arpaia |