La "primula rossa" di Cosa nostra
Lunedì 16 Gennaio 2023 16:42

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GENTILISSIME/I,

con la cattura di Matteo Messina Denaro, si chiude il cerchio sui capi della mafia che hanno tragediato l' intero paese. Eliminato gli uomini migliori, i più coraggiosi,  Servitori dello Stato, fedelissimi alle istituzioni,  sognatori di una Italia veramente migliore e più giusta e di una classe politica all'altezza di un grande paese,  inserito nella Comunità europea, in quanto fondatore. Non è stato così, portiamo sulle spalle le responsabilità dei governi che si sono succeduti nel tempo, in particolare quello di Silvio Berlusconi, il Popolo della libertà. 

Con le loro scelte, con i loro comportamenti, hanno modificato il DNA dell' intero paese, ricordiamo l'11 marzo 2013, I fedellssimi di Berlusconi, dal libro di Ilde Boccassini la stanza n°30. Durante il prcesso, era accaduto qualcosa di inedito, qualcosa che andrebbe ricordato come esempio negativo nei manuali di educazione civica. Intorno a metà mattina un certo numero di parlamentari aveva cominciato a confluire, alla spicciolata, verso il palazzo di Giustizia. Erano tutti della Casa delle Libertà.

I primi ad arrivare alla grande scalinata di Corso di Porta Vittoria erano stati gli ex ministri Gianfranco Rotondi, Mariastella Gelmini, Nitto Palma, e le parlamentari Nunzia De Girolamo e Laura Ravetto. Poi, man mano ,si erano aggiunti molti altri, fino a formare un nutrito drappello, un centinaio di persone , raccolto nel grande androne dell' entrata principale.A un certo punto squillò il telefono era Bruno Liberati, che ci comunicava l'arrivo  dei parlamentari, intenzionati ad entrare in aula per manifestare proprio da lì solidarietà al leader: dato che erano al corrente che Berlusconi non c'era, la sceneggiata era stata concepita per scatenare i media.Rimasi allibita nel vedere un gruppo così numeroso e chiaramente ostile capeggiato da Nicolò Ghedini. I parlamentari più vicini, che rumoreggiavano, tra questi era facile riconoscere i volti di Alessandra Mussolini e Daniela Santachè...Un attaco premeditato alla Giustizia, la stagione Berlusconiana si annunciava gravida di torsioni della democrazia. Ancora oggi siamo governati da ciò che resta della Casa delle Libertà, da Silvio Berlusconi, dalla Lega e da Fratelli d'Italia. 

La lotta alla mafia, l'ha sempre fatta la sinistra quando esisteva con Pio La Torre, con la società civile, con Libera di Don Luigi Ciotti con l'associazionismo, mai arresosi, allo strapotere dei mafiosi

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di GIUSEPPE PIPITONE

Ecco chi era davvero l'ultima "primula rossa" di Cosa nostra, il boss arrestato a Palermo dopo trent'anni di latitanza. I primi passi nella famiglia mafiosa di Castelvetrano (Trapani), l'incontro alla Fontana di Trevi con Giuseppe Graviano per pianificare gli attentati del '92-93, il rapporto con il senatore Antonio D'Alì di Forza Italia, le tante volte in cui è scampato alla cattura. Le ricchezze attribuite a lui finora sequestrate ammontano a circa 7 miliardi di euro.

Non lo vede nessuno. In mezzo alla folla che da via della Stamperia scorre in direzione della fontana di Trevi nessuno può accorgersi di quel giovane magro e distinto. Indossa una camicia su misura, i pantaloni Versace, al collo ha un foulard di marca: un turista come gli altri, in uno dei luoghi più frequentati del mondo. Quello, però, non è un turista e non è lì

per una gita. È quasi all’incrocio con via del Lavatore quando dà un’occhiata all’orologio che porta al polso, un Rolex Daytona d’oro e d’acciaio: l’appuntamento era per le 15, ma lui è un po’ in anticipo. Si guarda intorno, osserva le vetrine degli esclusivi negozi di abbigliamento, quindi si ferma davanti alla fontana più famosa d’Italia: fissa l’acqua che sgorga dalle rocce sotto al carro della statua del dio Oceano, probabilmente si fruga in tasca alla ricerca di qualche moneta da gettare nella piscina, come da tradizione. Febbraio sta finendo ed è pure spuntato il sole: l’uomo indossa un paio di occhiali scuri, i Rayban a goccia che tanto andavano di moda in quel 1992. Ha voglia di fumare una sigaretta: dalla tasca estrae un pacchetto di Merit, ne prende una e l’accende. È a quel punto che si sente chiamare: “Paolo, Paolo”. Quello, però, non è il suo vero nome. Ecco perché Matteo Messina Denaro impiega un paio di secondi prima di voltarsi: quando lo fa, Giuseppe Graviano gli sta sorridendo. Il boss di Cosa nostra è stato arrestato alla clinica La Maddalena di Palermo dopo trent’anni di latitanza, e trent’anni dopo quell’incontro davanti alla Fontana di Trevi.

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Ascolta Mattanza, le stragi del ’92 come non ve le hanno mai raccontate

In quel momento nessuno ancora lo sa, ma è appena cominciata la stagione stragista di Cosa nostra. Da lì a poco cadranno uno dopo l’altro nemici storici della mafia come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, ma anche amici che avevano tradito come Salvo Lima, il viceré di Giulio Andreotti in Sicilia. Poi toccherà ai civili, ai morti della strage di Firenze in via dei Georgofili, e a quelli di Milano, davanti al Padiglione d’arte contemporanea. Le bombe davanti alle basiliche romane di san Giorgio in Velabro e san Giovanni in Laterano, invece, non faranno per fortuna alcuna vittima. Ma ancora è presto. In quel tardo inverno del 1992 il Paese è più interessato alle notizie di politica: il presidente della Repubblica, Francesco Cossiga, ha sciolto le Camere. Tra poche settimane si tornerà a votare e per la prima volta sulla scheda non ci sarà il simbolo del Partito comunista, che si è trasformato nel Pds. Quelle saranno pure le ultime elezioni che vedranno la partecipazione della Democrazia cristiana, ma nessuno può ancora neanche immaginarlo. Negli stessi giorni a Milano viene arrestato Mario Chiesa, il “mariuolo” piazzato dai socialisti a dirigere il Pio Albergo Trivulzio. Sembra un caso isolato e invece sta scoppiando Tangentopoli.

 

Scritto da Mario Arpaia   
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