Crescere nella terra di Messina Denaro
Mercoledì 18 Gennaio 2023 08:43

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IL FIGLIO DEL GENERALE CALVALIGI

Vicecomandante del Coordinamento dei Servizi di sicurezza per gli istituti di prevenzione e pena

Enrico Riziero Galvaligi ucciso dalle BR il 31 dicembre 1980 a Roma

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Sabina Rossa figlia Guido

Il docufilm su Carlo Alberto Dalla Chiesa ha riunita l'Italia democratica, sparpagliata, persa nell'astenzionismo,nella rinuncia del diritto dovere di votare. Le ha messe davati ai televisori grandi e piccoli, incollati a seguire la storia, le azioni, le scelte, le strategie, gli uomini giusti a cambattere il fenomeno delle Brigate Rosse. Ad inseguirle sul loro stesso terreno, la lotta armata per piegare lo Stato e la democrazia. Un  progetto folle, senza via di uscite. Un gruppo consistente della borghesia, pochi i proletari e moltissimi fiancheggiatori misero in atto la lotta armata. Uccidendo nel mucchio, padri di famiglia come il maresciallo Berardi di Bari, con cinque figli, il brigadiere Ciotta di Ascoli Satrino in provincia di Foggia, lo uccidono a freddo alla fermata del bus a Torino. A Genova uccidono un operaio della CGIL che, si era pposto alla diffusione di volantini delle Br. 

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Una mattanza che arriva fino al generale Calvaligi nel 1981, quando le Br erano moribonde, annientate. Il Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa venne promosso dal governo e mandato in Sicilia con i pieni poteri. Prefetto di Palermo, il compito di coordire le Forze dell'Ordine sul territorio, giurisprudenza su tutta la Sicilia. Invece si tratto come diciamo noi meridionali, un buco in testa. Arrivò a Palermo con il biglietto aereo pagato dal governo in carica, all'aeroporto di Punta Raisi, nessuno ad attenderlo, in taxi si recò alla Prefettura. Un fattorino aprì il portone, lungo scalinate impolverate fu introdotto nella sua stanza, vuota e disadorna, senza una segretaria, un ex carabiniere incontrato per caso lo aiutò a sistemarsi alla men peggio la stanza del Prefetto di Palermo. Aver visto il docufilm, un'opera d'arte del nostro cinema, dato la possibilità ai giovani di capire per filo e per seguito la dinamica delle cose. L'onestà intellettuale degli autori è stata tale da non lasciare coni d'ombra, tutto chiaro, alla luce del sole, in tuta la sua umilta, si erge un gigante, un militare, un servitore dello Stato di raro valore. Il docufilm ha avutola forza di squarciare un velo, di aprire un grande portone sulla politica. Una coincidenza con la lezione di Dalla Chiesa e contro la gestione del caso Riina, con la trattativa stato mafia con la manca del sequesto degli archivi nell' abitazione del capo dei capi. 

E' arrivata l'ora della Commissione Parlamentare di indagine, dalla strage di Portella della Ginestra ai giorni nostri. C'è un governo forte di estrema destra che durerà cinque anni, del Parlamento fanno parte Rita Dalla Chiesa e Roberto Scarpinato. La figlia del Generale come parte in causa potrebbe dare unngrande contributo alla Commissione. 

A mandare a morire il Generale, fu la politica, oggi la politica deve vendicare Carlo Alberto Dalla Chiesa, restituirgli anche da morto tutto l'onore e il presigio che gli fu tolto, non appena sceso dall' aereo a Punta Raisi.

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CINZIA SCIUTO

Crescere nella terra di Messina Denaro

L’arresto del boss mafioso significa la liberazione di una terra da un giogo soffocante.

Cinzia Sciuto 16 Gennaio 2023

Non più tardi di tre anni fa andai a vedere a Castelvetrano uno spettacolo teatrale che si intitolava “Ciao Matteo, dove sei?”. Il “Matteo” del titolo era Matteo Messina Denaro, il boss di Cosa nostra latitante da trent’anni e arrestato stamane. Prima dello spettacolo decidemmo di andare a mangiare una pizza in un rinomato ristorante della zona. Avevamo mangiato molto velocemente per cui al momento di pagare il proprietario ci fece una battuta chiedendo cosa ci fosse di così importante da farci ingoiare la pizza e noi gli raccontammo dello spettacolo. Al nome “Matteo Messina Denaro” l’espressione prima simpatica e cordiale si fece immediatamente cupa, e la reazione fu: “La dobbiamo smettere di parlare male di questa terra, ci rovina l’immagine della città”. La nostra risposta: “Magari è la mafia a rovinare questa terra, la nostra terra” non convinse il nostro interlocutore, che chiosò: “Speriamo non ci vada nessuno a questo spettacolo”.

Per il resto d’Italia oggi è un giorno sicuramente importante, ma per chi, come me, è nato e cresciuto in quelle terre è un giorno di autentica liberazione. L’ombra di quest’uomo ha segnato la nostra vita, la nostra infanzia. Ho vissuto fino ai diciannove anni a pochi chilometri da Castelvetrano, luogo di nascita del boss, dove ho frequentato il liceo. Un paese il cui riscatto, come per il resto della Sicilia, è sempre stato impedito proprio dalla presenza soffocante della mafia. Una presenza i cui effetti vanno molto al di là delle azioni dirette dei suoi membri. Crescere in un paese di mafia significa diventare grandi sapendo che una serie di cose non le potrai fare, o che farle potrebbe essere molto complicato, o ancora che per farle sai già che dovrai scendere a molti compromessi. Attenzione: non è poi detto che sia sempre così, naturalmente. Ma è anche questo il potere della mafia. Come tutti i poteri soffocanti, il suo successo sta nel fatto che plasma le menti anche di chi non ne fa parte, facendo loro introiettare strutture mentali e atteggiamenti.

La risposta alla domanda su come sia stato possibile per Matteo Messina Denaro, il latitante più ricercato d’Italia, vivere indisturbato in Sicilia per trent’anni sta nelle parole di quel ristoratore, che esprimono tutto il potere predatorio della mafia: il controllo del territorio, delle attività economiche, dell’azione politica. E però qualche anno prima forse uno spettacolo come quello a cui assistemmo tre anni fa non sarebbe stato neanche immaginabile perché “il problema di Palermo è il traffico”. E invece quella sera non solo dei ragazzi vennero “in casa” del boss a urlare forte e chiaro il suo nome, ma, a dispetto dell’auspicio del ristoratore, ad assistere allo spettacolo eravamo in tanti.

Al Quirinale sala dei Corazzieri

SALA DEI CORAZZIERI QUIRINALE

 

Scritto da Mario Arpaia   
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