La storia del Vajont continua con la sua maledizione
Lunedì 12 Settembre 2011 09:53

Cimitero_Longarone

Tra pochi giorni cade il 10 anniversario delle Torri Gemelle e tra poco anche il 48° anniversario della tragedia del Vajont. E' mai possibile che in Italia le tragedie, soprattutto quando sono passati alcuni anni, invece che ricordarle, onorare i morti e relazionarsi con affetto, empatia, con coloro che l'hanno subita, ci dobbiamo confrontare con persone che nulla sanno, per età, per cui forse il loro sapere deriva dalla lettura di libri, scritti anch'essi da chi non c'era, e non per esperienza diretta ma trovano l'occasione, da 10 anni a questa parte, di offendere spietatamente, in pubblico, nell'ambito del loro incarico, per cui nelle vesti istituzionali, noi sopravvissuti ,come si evince dal reportage di Riccaro Sartor, giovane ragazzo ventenne di Feltre, pubblicato su facebook. La nostra sola colpa ???? Essere , dal 2004, contro l'amministrazione di Longarone che vuole usare il residuo dell'acqua che fuoriesce dalla diga del Vajont.....è davvero così sconsiderato da parte nostra "pretendere" un minimo di riconoscenza delle nostre problematiche , anche psicologiche, come "diagnosticato" dal sindaco di Longarone che non sapevo avesse laurea in medicina , in psicologia o in psichiatria.......è possibile che per noi non esista nemmeno il diritto del ricordo ??? E poi si fanno dichiarazioni, simposi, relazioni su quello che è successo in America...quanto dobbiamo imparare da loro, troppo...!!!!

Micaela Coletti Presidente sopravvissuti del Vajont

9 settembre 2011

Rifare una centrale idroelettrica al Vajont è tecnicamente possibile solo se si riutilizza il bacino residuo convogliandovi l'acqua di scarico delle altre centrali a monte. Sono sicuro che questo sia in realtà il vero progetto che si guardano bene dal far vedere. Mi sembra infatti impossibile che pensino di accontentarsi della portata del solo Vajont che nei mesi estivi e secchi è spesso irrisoria. Al di là di queste considerazioni tecniche, che hanno il valore che hanno, tornare a produrre energia col Vajont è simbolicamente simile al costruire nuovi reattori nucleari a Chernobyl e Fukushima, o reimpiantare industrie chimiche a Bhopal. E' chiaro che dopo certi eventi il fattore simbolico ed emotivo vince su qualsiasi considerazione meramente tecnica e logica e pensare di ignorare i sentimenti dei sopravvissuti, e dei parenti delle vittime sembra purtroppo possibile solo in Italia. La storia del Vajont continua con la sua maledizione: la mancanza di qualsiasi empatia da parte delle istituzioni. La vicenda del cimitero è rappresentativa di questo approccio; incredibilmente oggi persino le istituzioni locali si muovono con quella insensibilità ed indifferenza nei confronti di una comunità alla quale è stato negato e tolto tutto. Oggi i sopravvissuti devono continuare a lottare e gridare non più e soltanto contro i grandi monopoli ed il governo centrale, ma persino contro modeste imprese e giunte locali. Un livello della politica che si sta comportando da forestiero arrogante in casa propria per trenta tragici denari... E' solo la mia opinione, ma ne sono profondamente convinto.

Un abbraccio a tutti Antonio Del Lungo

Scritto da Micaela Coletti e Antonio Del Lungo   
Stampa