Il caso Eternit al nodo risarcimenti
Mercoledì 25 Giugno 2014 11:18

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di Filomena Greco

Argomenti: Reati | Reggio Emilia | Bagnoli | Piemonte | Bruno Pesce | Nicola Pondrano | Giorgio Demezzi | Luigi De Magistris | Inail

Il giorno dopo la sentenza di appello sul caso Eternit, da Casale Monferrato le associazione dei familiari delle vittime tornano a chiedere la messa al bando dell'amianto. Mentre restano in primo piano il tema della bonifica ambientale e dei risarcimenti alle vittime e alle numerose istituzioni elencate nel dispositivo letto nella maxi Aula di Torino.

Le ricadute riguardano non solo il Piemonte, ma tutta l'Italia. La sentenza, infatti, ha riconosciuto le responsabilità penali dei vertici della multinazionale anche per gli stabilimenti di Bagnoli (Napoli) e di Rubiera (Reggio Emilia), oltre che per i siti di Casale Monferrato e Cavagnolo, già riconosciuti in primo grado. «Lo Stato ci aiuti a reperire i 30,9 milioni di risarcimento riconosciuti dalla sentenza», è l'appello del sindaco di Casale Monferrato, Giorgio Demezzi. Lo stesso sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, ha sottolineato ieri la volontà dell'amministrazione «di accoglie la richiesta che parte dal territorio di Bagnoli perché si compia il percorso della giustizia. Procederemo sulla strada dell'azione civile che possa portare al risarcimento per le vittime e le loro famiglie».

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Una procedura costosa e complessa, per la quale anche i responsabili dell'Associazione familiari delle vittime chiedono un intervento straordinario: «L'uscita di scena dell'Inail – spiega Bruno Pesce, responsabile dell'Afeva – rende più complesso l'iter visto che proprio l'istituto aveva un ruolo di coordinamento nella promozione di una azione legale internazionale per il recupero delle somme. Le vittime, da sole, non ce la faranno a dare attuazione alla sentenza, lo Stato non ignori il significato profondo di questo pronunciamento». Da un lato la richiesta di un intervento "speciale" dello Stato che possa sostenere l'azione di recupero delle somme. Dall'altro la necessità di un coordinamento tra le numerose istituzioni chiamate in causa dalla sentenza. «Altrimenti il rischio – conclude Pesce – è che, nonostante la valenza di questa sentenza, ci si debba arrendere al più forte».

Dei novanta milioni di risarcimenti previsti dai giudici dell'appello, circa 60 sono stati riconosciuti a enti locali, istituzioni, sindacati e associazioni. Il resto, quasi 28 milioni, 30mila euro ciascuno, vanno ai 932 malati di patologie connesse all'esposizione all'amianto o a familiari. «Dall'esame del dispositivo – spiega Nicola Pondrano, tra i promotori storici della lotta all'amianto e oggi presidente del Fondo nazionale vittime dell'amianto – emerge che la stragrande maggioranza delle persone elencate sono "cittadini", cioè persone che hanno contratto una patologia per l'esposizione all'amianto. Questo è un tema centrale, come responsabili del Fondo ci stiamo interrogando sulla possibilità di utilizzare fondi residui, per 30-40 milioni, da destinare a familiari e persone esposte alla contaminazione dell'amianto, che si sono ammalate in Italia, ma che rischiano di restare senza alcuna copertura assicurativa o previdenziale».

I numeri delle patologie correlate all'amianto – il mesotelioma la forma di tumore più grave – parlano da sole: dei 1.500 nuovi casi che insorgono ogni anno in Italia, 700 sono lavoratori con una copertura Inail, «gli altri 800 rischiano di restare "figli di nessuno"», aggiunge Pondrano.

Si guarda dunque alla sentenza italiana che, come già accaduto per il primo grado, promette di diventare punto di riferimento internazionale in materia di reati ambientali e sicurezza sul lavoro. «Questa sentenza – hanno scritto in un comunicato congiunto le associazioni delle vittime dell'amianto provenienti dalla Francia (Andeva), dal Belgio (Abeva), dal Perù (Csa), dalla Spagna (Fedavica), oltre che l'Afeva italiana – rappresenta una vittoria della giustizia e della speranza». Da qui la spinta a sostenere la messa al bando dell'amianto che, invece, viene ancora lavorato in 3/4 del mondo.

Da Napoli, poi, è tornato sul tema anche il sostituto procuratore di Torino Raffaele Guariniello, definendo la sentenza di appello Eternit «storica, importante in sé, ma che può diventare anche un punto di riferimento per la nostra giustizia e per altri Paesi». Guariniello ha ribadito l'importanza dell'istituzione di una Procura nazionale per i reati ambientali. «Una procura – ha spiegato – con competenza su tutto il territorio italiano». Molte piccole procure, «sebbene dotate di magistrati bravissimi, non possono contare su una specializzazione per questo tipo di processi».

Scritto da Filomena Greco e Bruno Pesce   
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