MEI- Il Museo nazionale dell'Emigrazione Italiana
Giovedì 30 Agosto 2012 06:17

 

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Il Museo nazionale dell'Emigrazione Italiana, presentando la varietà delle esperienze migratorie su scala regionale e locale in un'ottica di unità nazionale, si propone come opportunità di riflessione sulla storia, l'attualità ed il futuro dell'essere e del sentirsi italiani.

Il detto attribuito a Massimo D'Azeglio: « fatta l'Italia, bisogna fare gli Italiani», rimette al centro dell'attenzione la considerazione che l'unificazione dell'Italia non è un fatto circoscritto ad una data storica, ma un lungo e faticoso processo.

Se i Cavour, Mazzini, Garibaldi, Vittorio Emanuele II hanno "fatto l'Italia", "a fare gli Italiani" hanno contribuito, in maniera particolare e spesso ignorata, anche i milioni di emigrati che, lasciando il proprio paese durante la sua unificazione politica, hanno portato con sé valori e tradizioni, li hanno messi in relazione (non senza scontri e incomprensioni) con i diversi stili di vita dei paesi di destinazione, hanno creato nuove identità e appartenenze, spesso bi-nazionali. Partiti come veneti, lombardi, napoletani o siciliani si sono scoperti, in emigrazione, soprattutto come "italiani", capaci di ridisegnare nuovi legami con il paese e la regione natia.

Senza il riconoscimento del ruolo svolto dall'emigrazione, la storia d'Italia è sicuramente incompleta.

Per conoscere come è cresciuto il paese, per capire come si è sviluppata l'economia e la società italiana è indispensabile ricordare che milioni di contadini sono stati cacciati dalle loro terre, che altri milioni di lavoratori hanno preferito lasciare volontariamente un paese che non offriva prospettive e che si serviva dell'emigrazione per mantenere bassa la pressione sociale.

Nel lungo processo di unificazione che ha portato gli italiani a sentirsi popolo, un ruolo importante è stato giocato da 29 milioni di contadini, operai e piccoli imprenditori che, proprio con la loro particolare esperienza migratoria, hanno contribuito al processo di definizione dell'identità italiana.

Questi emigranti, infatti, hanno saputo combinare la memoria dolorosa di una terra avara lasciata alle spalle con la speranza di una vita migliore da creare altrove, hanno saputo unire le diverse regioni di provenienza in una identità condivisa di "italiani all'estero", hanno, infine, saputo legare tra loro paesi diversi (quelli di arrivo e quello di partenza) in un rapporto di conoscenza e scambio reciproco. Pieni di speranza e, a volte, di illusioni, partiti alla ricerca di una esistenza migliore e di un futuro dignitoso per sé e le loro famiglie, "hanno fatto" molti dei paesi di destinazione.

Giunti in ogni angolo del mondo, spesso senza mezzi e senza conoscere la lingua, hanno saputo affrontare e superare, non senza sacrifici, le difficoltà del processo d'integrazione, hanno diffuso nel mondo la cultura ed i valori italiani e hanno contribuito allo sviluppo della vita economica, sociale e culturale dei paesi d'insediamento.

Questo luogo di "memoria" della lunga e intensa storia migratoria degli Italiani non vuole, comunque, fossilizzare in alcune, seppur suggestive, immagini o filmati di repertorio, un'avventura considerata finita. Vuole, invece, diventare strumento capace di aiutare ad affrontare e a vivere positivamente le odierne sfide che le migrazioni propongono. Si tratta, infatti, di offrire un'opportunità, soprattutto ai giovani, di un luogo in cui passato, presente e futuro sono legati insieme da quel filo vitale rappresentato dalla memoria che non è mai solo "ricordo nostalgico di tempi andati", ma sentirsi a casa anche tra persone di origini ed esperienze diverse.

A questi italiani che, da lontano, hanno contribuito a creare quello che siamo oggi, l'Italia, facendo ammenda degli errori e delle omissioni del passato, dedica questo "museo", riconoscendo, così, nell'esperienza migratoria un elemento fondamentale della propria identità nazionale.

Scritto da Direttore Alessandro Nicosia   
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