Fonti per una storia ancora da scrivere
Sabato 14 Agosto 2010 07:19

Fonti per una storia ancora da scrivere

RETE DEGLI ARCHIVI PER NON DIMENTICARE

È innegabile che vi sia in Italia una carenza di fonti documentali relative al periodo che va dal

dopoguerra a oggi, in particolare per i temi legati al terrorismo, allo stragismo, alla violenza

politica, ai movimenti e alla criminalità organizzata, nel contesto di una storia repubblicana

estremamente complessa, segnata da episodi la cui comprensione appare essenziale per capire da

una parte le radici della società contemporanea, dall’altra i possibili percorsi del suo sviluppo.

Le fonti più rappresentate e utilizzate, assieme ai documenti raccolti o prodotti dalle Commissioni

parlamentari d’inchiesta, sono quelle giudiziarie, mentre gli archivi dei ministeri sono spesso di

difficile accesso. La difficoltà nel reperimento delle fonti, le polemiche, l’uso pubblico e politico

della storia hanno condizionato notevolmente la riflessione storiografica, che dovrebbe invece

essere uno dei motori della ricerca e di conseguenza della divulgazione e della conservazione della

memoria.

Esistono però sul territorio nazionale numerose e differenti esperienze che hanno dato vita ad

archivi e centri di documentazione di varia e diversa natura in cui è possibile ritrovare fonti proprio

sui temi sopraelencati. Si tratta spesso di realtà decentrate rispetto alle grandi sedi istituzionali e

della cultura, sintomo di una partecipazione diffusa e dell’espressione del consolidamento della

sensibilità storica e politica, che favoriscono l’incontro e il dialogo tra differenti pratiche e azioni di

salvaguardia della memoria storica. Il contributo che questi archivi offrono all’analisi storica rischia

di rimanere però episodico, quando non misconosciuto o candidato costante alla dispersione, in

dipendenza di contingenze logistiche ed economiche.

È partendo da questa riflessione e dal desiderio di valorizzare questo immenso patrimonio che è

nata la collaborazione tra l’Archivio di Stato di Viterbo e il Centro documentazione Archivio

Flamigni, che ha portato poi alla realizzazione di questo progetto che negli ultimi anni si è dato

come obiettivo prioritario la realizzazione del censimento nazionale delle fonti.

La creazione di una rete, la valorizzazione e la diffusione di documenti e fonti sono punti essenziali

per rendere fruibili questi luoghi: gli archivi privati e i centri di documentazione presenti sul

territorio nazionale custodiscono, infatti, un vasto e proteiforme patrimonio (cartaceo, audio, video,

fotografico).

Archivi pubblici e privati, pur avendo ampia diffusione nel nostro paese e pur avendo goduto di

ripetuti interventi legislativi, sembrano non poter depositare la loro espansione e cura su una solida

e diffusa cultura della memoria, sembrano anzi essere vittime della mancanza di una cultura della

documentazione e quindi di una sottovalutazione dell’importanza della ricostruzione della memoria.

È da queste considerazioni, e a seguito del convegno Archivi in rete per non dimenticare:

terrorismo, stragi, violenza politica, movimenti e criminalità organizzata (Roma, 19 dicembre

2006), che è nata la Rete degli archivi per non dimenticare che ha scelto come obiettivo prioritario

quello di censire la documentazione presente negli archivi sia pubblici sia privati al fine di costruire

una cultura della legalità che passi per i documenti e le fonti.

La Rete degli archivi per non dimenticare vuole essere un luogo fisico e virtuale di lavoro e

scambio in cui trovare informazioni e tramite il quale dare visibilità alle singole attività degli

aderenti.

Il censimento delle fonti

L’attività in questione è stata rivolta sia alle organizzazioni pubbliche sia alle organizzazioni private

che gestiscono archivi di interesse storico-contemporaneo in collaborazione con gli enti preposti

alla tutela del patrimonio archivistico, le istituzioni pubbliche, i dipartimenti universitari di storia e

archivistica, gli studiosi e i cittadini interessati alla conservazione della memoria storica.

La strategia di comunicazione dei risultati del lavoro di ricognizione è parte integrante del progetto

di valorizzazione. Scopo generale è stato quello di portare alla luce, far conoscere e mettere a

disposizione dei ricercatori quanto esiste e, insieme, incentivare l'emersione delle fonti ancora non

disponibili per i motivi più diversi. Per raggiungere tale obiettivo è stato necessario condividere una

metodica di lavoro sul campo e gli strumenti informatici per la messa in rete dei risultati; questo

vale a maggior ragione in quanto il lavoro che si è voluto intraprendere rappresenta la prima fase di

una attività di scavo e di descrizione analitica da programmare in una seconda fase. Il Centro

Documentazione Archivio Flamigni aderisce da tempo alla rete archivistica web Archivi del

Novecento (www.archividelnovecento.it), promossa e coordinata dal Consorzio BAICR – Sistema

Cultura. La rete - cui partecipano anche alcune realtà pubbliche e che ha ricevuto in più riprese

l'apprezzamento dell'amministrazione archivistica - è nata all'inizio degli anni Novanta proprio per

la valorizzazione degli archivi politici, ma si è nel tempo allargata a comprendere fonti di ambito

culturale, sociale, scientifico e artistico nell'ottica della unitarietà del tessuto documentale per la

ricostruzione piena della nostra vicenda nazionale recente.

La rete utilizza un software (GEA) progettato per rispondere all'esigenze di condivisione dei

patrimoni documentari. Ci si propone pertanto di coordinare le attività del progetto con quelle di

Archivi del Novecento dove sono già presenti fonti omogenee a quelle oggetto della nostra indagine

e di utilizzare il software GEA anche ai fini di una futura visibilità dei risultati del censimento sia

nel SAN – Sistema Archivistico Nazionale sia nella rete Archivi del Novecento. Appare opportuno

prevedere diverse forme di comunicazione dei risultati, dalle più semplici (file di testo o pdf) alle

più raffinate (motori di ricerca) per garantire l'accesso più ampio alla cittadinanza,

indipendentemente dal grado di alfabetizzazione informatica.

Ovviamente hanno partecipato alla pubblicazione dei risultati del censimento – Guida alle fonti per

una storia ancora da scrivere – solo gli archivi e i centri di documentazione che hanno voluto

aderire al progetto. C’è da rilevare poi che molti archivi privati, malgrado l’interesse dimostrato,

non sono riusciti, soprattutto a causa di problemi economici, a portare a termine il lavoro anche

perché spesso conservano documentazione che non è stata in alcun modo sottoposta a alcun tipo di

riordino sommario.

Ci sembra importante sottolineare che la maggior parte delle fonti oggetto del censimento, sono

conservate presso le istituzioni statali – archivi storici della Camera dei deputati e del Senato della

Repubblica, archivi dei ministeri, archivi dei tribunali, archivi di questure e prefetture – e che gli

archivi privati e le associazioni dei familiari delle vittime hanno conservato e reso disponibile

questo patrimonio svolgendo un lavoro di supplenza istituzionale in assenza del quale, spesso,

sarebbe risultato impossibile il reperimento e l’utilizzo di questo materiale documentale.

È anche per questo che la Rete degli archivi per non dimenticare, sin dal principio ha sollecitato le

istituzioni competenti in relazione ai seguenti obiettivi da realizzare:

- richiesta di tempestiva pubblicazione di tutti gli atti e documenti delle Commissioni

parlamentari d’inchiesta e garanzie di piena accessibilità a tali atti e documenti da parte

di ricercatori e cittadini;

- richiesta di corretta applicazione della normativa (art. 41 del codice dei Beni Culturali)

relativa ai versamenti della documentazione prodotta dagli organi di Stato presso

l’Archivio centrale dello Stato;

- vigilanza e controllo per una piena e corretta applicazione della nuova normativa sul

segreto di Stato (legge 124/07);

- richiesta di uniformare i criteri di accesso ai documenti adottati dagli Archivi storici

separati (archivi degli Organi Costituzionali, archivio del ministero Affari Esteri, archivi

Militari) a quelli adottati dagli archivi di Stato;

- digitalizzazione in tempi brevi della documentazione giudiziaria relativa ai processi per

terrorismo, stragismo, fenomeni eversivi e criminalità organizzata, secondo linee guida e

criteri elaborati da un’apposita commissione scientifica, sulla base dei progetti già

avviati presso il Tribunale di Cremona;

- richiesta di applicazione della legge 2 agosto 1982, n. 512 relativa al regime fiscale dei

beni di rilevante interesse culturale.

Questi ci sono sembrati sin dall’inizio i nodi cruciali da sciogliere per riportare al centro del

dibattito l’immenso valore degli archivi e delle molteplici fonti in essi conservate. Tutta la nostra

storia è altrimenti a rischio e noi abbiamo il dovere di consegnare alle generazioni che verranno le

tante memorie conservate nel tempo, che serviranno agli storici per scrivere dei nostri tempi recenti.

La pubblicazione: Guida alle fonti per una storia ancora da scrivere

Una delle problematiche strettamente connesse alla divulgazione delle fonti documentarie è senza

dubbio di natura economica. Sono pochi infatti gli archivi privati che possono contare sul lavoro

continuo di archivisti professionisti. Nella maggior parte dei casi gli archivisti vengono impiegati “a

prestazione” e con i pochi fondi a disposizione cercano di realizzare il miglior risultato di riordino

possibile; altre volte ancora il lavoro di riordino è svolto da personale volontario che, con minime

conoscenze di archivistica, riesce a rendere fruibile il vasto patrimonio conservato; ci sono poi

realtà in cui gli stessi uomini e donne che hanno visto nascere l’archivio, ne divengono la memoria

storica e solo grazie a loro si può cercare di ricostruire il filo che tiene insieme quel mare di carte.

Il censimento delle fonti che ha dato origine alla Guida alle fonti per una storia ancora da scrivere,

è solo una prima fotografia della realtà in oggetto e vuole essere una base da cui partire per

intervenire nella situazione presente al fine di migliorare la fruibilità dei documenti tramite la tutela

e la valorizzazione degli archivi che li conservano.

Archivi privati e pubblici, associazioni e centri documentazione che hanno aderito al progetto di

creazione della Rete degli archivi per non dimenticare sono molto diversi tra loro e questo è

immediatamente visibile dal risultato delle schede pubblicate che ovviamente non segue uno stesso

standard. Diverse sono infatti le tipologie documentarie e gli interventi di riordino realizzati.

La guida è arricchita da due importanti contributi, L’accesso alle fonti di Paola Carucci, che ha

sempre vigilato sul progetto e ci ha dato preziosi consigli e stimoli, e Le fonti giudiziarie di

Benedetta Tobagi, un saggio importante che ci aiuta a comprendere il difficile mondo delle carte dei

tribunali.

Sono compresi nella guida solo tre archivi di Stato, Modena, Milano e Viterbo, che hanno risposto

positivamente al censimento elencando i fondi conservati attinenti alle materie proposte. Ci

auguriamo che nel futuro questo progetto possa coinvolgere sia altri archivi di Stato sia archivi

Istituzionali.

Chiude e completa la guida una cronologia storica a cura di Ilaria Moroni e Cinzia Venturoli, che

comprende i fatti di terrorismo, stragismo, violenza politica, mafia e criminalità organizzata dal

1945 al 2002.

Aderiscono al progetto:

· Aamod – Archivio audiovisivo del movimento operaio e democratico

· Anpi Roma

· Archivio del Consiglio regionale della Toscana

· Archivio di Stato di Mantova

· Archivio di Stato di Milano

· Archivio di Stato di Viterbo

· Archivio Marco Pezzi

· Associazione Non solo Portella

· Associazione dei familiari delle Vittime della strage di Bologna

· Associazione dei familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili

· Associazione Emilio Alessandrini

· Associazione Gruppo Abele

· Associazione Ilaria Alpi

· Associazione memoria condivisa

· Associazione tra i familiari delle vittime della strage sul treno rapido 904

· Biblioteca Franco Serantini

· Casa della memoria di Brescia

· Cedost - Centro di documentazione storico politica sullo stragismo

· Centro di documentazione cultura della legalità democratica della Regione Toscana

· Centro di documentazione di Lucca

· Centro di documentazione di Pistoia

· Centro di documentazione sui partiti politici nelle Marche – Università di Macerata

· Centro documentazione Archivio Flamigni

· Centro documentazione di storia locale Biblioteca di Marghera

· Centro documentazione e Archivio storico Cgil Toscana

· Centro documentazione su Emilio Alessandrini e l’eversione terroristica in Italia

· Centro Studi Movimenti Parma

· Centro studi politici e sociali - Archivio storico Il Sessantotto

· Centro Siciliano di Documentazione Giuseppe Impastato

· Fondazione Carlo Perini

· Fondazione Libera Informazione

· Fondazione Luciano Lama

· Fondazione Sandro Pertini

· Fondazione Vera Nocentini

· Associazione Gruppo Abele

· Istituto Ernesto de Martino

· Istituto fratelli Cervi

· Radio Popolare – Archivio audio

 

 

Scritto da Mario Arpaia   
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